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Ue e terre rare: il riciclo come via geopolitica


L'Ue punta sul riciclo in un’ottica di economia circolare per rendersi sempre più autonoma dalle importazioni di terre rare, soprattutto dalla Cina

Pochi dossier più di quello delle materie prime dimostrano l’attuale rilevanza della geopolitica, soprattutto se intesa come vincolo originario tra territorio e nazioni (o unioni di nazioni). La capacità di estrazione – lavorazione o di raccolta delle materie prime lega profondamente ogni player dell’economia mondiale al proprio territorio o alla propria agilità nel muoversi in altri territori. Com’è noto da tempo, l’esempio delle cosiddette terre rare e dei critical raw materials (CRM) è sempre più emblematico. Nei sogni di autonomia strategica e profondità geopolitica dell’Unione europea, il ruolo di terre rare e materiali critici è oggi diventato tanto simbolico quanto potenzialmente strutturante.

Autonomia strategica significa anche avere accesso sicuro e garantito a materiali decisivi ed essenziali nel campo dell’industria elettronica, aerospaziale, militare, robotica, così come a materiali irrinunciabili nella transizione elettronica dell’automotive e nella transizione energetica verso il fotovoltaico e l’eolico. Dalle batterie agli ioni di litio per le auto elettriche ai magneti per le turbine, i materiali critici saranno sempre più richiesti in Europa, con una crescita della domanda in accelerazione esponenziale.

Il monopolio cinese sulle terre rare

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