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È vera e propria crisi diplomatica tra l’Unione Europea e la Turchia in seguito alle trivellazioni di Ankara al largo di Cipro. L’incontro dei Ministri degli Esteri dell’Ue di lunedì scorso ha portato alla decisione di rompere con il dialogo ai massimi livelli istituzionali e previsto la riduzione dell’assistenza finanziaria verso la Turchia. Non solo: il Consiglio dell’Ue sugli Affari Esteri ha invitato la European Investment Bank a una revisione delle sue attività in Turchia, che solo nel 2018 ha visto il Paese ricevere prestiti per 358.8 milioni di euro.
Una dura risposta quella di Bruxelles verso Ankara che, nonostante le tensioni che la sua scelta di trivellare nelle acque territoriali cipriote ha causato, non intende fermarsi, esacerbando le relazioni con gli alleati Nato, con Cipro e potenzialmente con diversi altri attori interessati nella regione orientale del Mediterraneo. Dal Ministero degli Esteri turco fanno sapere che la decisione europea “non indebolirà minimamente la determinazione della Turchia di continuare le attività di esplorazione di idrocarburi nel Mediterraneo orientale”. Inoltre, la Turchia è pronta a inviare la quarta nave per tentativi di esplorazione offshore di Cipro: uno scenario che potrebbe aprire molteplici fronti e, soprattutto, un nuovo scontro caldissimo nelle relazioni internazionali.
Da quanto si apprende dal Ministro dell’Energia Fatih Donmez, la nave Oruc Reis verrà spostata dal Mar di Marmara — dove è in fase di completamento di altre attività — al largo di Cipro per la ricerca di petrolio e gas, sfidando apertamente Nicosia. Cipro, infatti, si è già mossa sul fronte legale, procedendo contro le compagnie turche che precedentemente e con diverse imbarcazioni hanno già portato avanti trivellazioni nelle sue acque: la prima, la Barbaros Hayrettin Pasa, è operativa in quell’area del Mediterraneo dal 2017; la Yavuz ha effettuato ricerche nel mese di giugno 2019; la Fatih, l’ultima nave, ha realizzato dei tentativi di trivellazione solo pochi giorni fa.
@melonimatteo
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