Il 20 febbraio 1888 Vincent Van Gogh approdò ad Arles per la prima volta, e nello spazio di un anno – fino al 3 maggio 1889 – la luce, i paesaggi, i colori che lo circondarono vennero assorbiti dalle sue tele, dai suoi disegni, dalle pennellate. Il paesaggio provenzale con le sue luci violente e gli ulivi così mobili e deformi, il suo sole ed i suoi cipressi acuminati, ispirò i capolavori di Van Gogh, accogliendo il pittore nel culmine del suo squilibrio psichico.
In questi luoghi oggi sorge uno spazio destinato ad accogliere gli artisti il cui lavoro fa in qualche modo riferimento alle opere di Van Gogh ed al suo periodo ad Arles. Infatti, nel 1983 Yolande Clergue fondò l’Associazione che quasi vent’anni dopo diede i natali alla Fondazione, situata presso l’Hôtel Léautaud de Donines, centro nevralgico di scambi artistici e contributi internazionali, come nel caso della mostra di Urs Fischer appena conclusasi con gran successo di pubblico.
Urs Fischer – scultore autodidatta classe 1973 conosciuto come il “Cattelan svizzero” – è famoso per l’utilizzo di oggetti quotidiani nelle sue installazioni. Che si tratti di animali, sedie oppure candele, tutto nelle sue mani si trasforma in combinazioni di eternità e fugacità, illusione e realtà, brutalità e leggerezza.
Le sue opere rappresentano la ricerca di un personale equilibrio in ciò che è in perenne mutamento, e di accettazione del disordine quotidiano. “L’unico aspetto interessante dell’arte è quello che uno fa durante la sua intera esistenza e la possibilità che ha l’arte di viaggiare nel tempo. L’arte sopravvive solo grazie all’eccellenza di pochi geni del passato. C’è molta roba in giro che non ha la benché minima ambizione e in qualche modo funziona. Assolve il suo scopo. Ma la dimensione dello spazio è definita dalle cose che sono state fatte e che hanno aperto altre vie. Non parlo del genio dell’artista, assolutamente. Parlo dell’efficacia di certe opere, di come influiscono sulla tua percezione del mondo. In definitiva si tratta di questo. Quando qualcosa ti ispira, lo fa sul serio.”
Parliamo di un artista capace di mettere in scena anche e soprattutto i tentativi, gli errori che precedono la realizzazione di qualcosa come una scultura. Le sue installazioni incarnano il nostro quotidiano, esprimono il caos che alberga in ognuno di noi, specchio dei tempi e delle società che cambiano. “Curo l’imperfezione delle mie opere nei minimi dettagli. Tutto deve essere perfettamente imperfetto”.
Sono opere vive e reattive, spesso in movimento nello spazio oppure messe in condizione di consumarsi fino a sparire, come nel caso delle tre opere in cera – munite di stoppini accesi come candele – esposte alla Biennale di Venezia del 2011, raffiguranti una sedia, il ritratto dell’artista Rudolf Stingel e una copia della scultura in marmo Il ratto delle Sabine di Giambologna. Le sculture si sono lentamente sciolte durante la mostra.
In mostra alla Fondazione Van Gogh, una selezione di opere prodotte dal 2013 ad oggi, alcune monumentali – come Melodrama (2013), letteralmente una pioggia di gocce colorate allestite a mezz’aria, un’installazione che si estende per ben 400 m2 – ed altri lavori più “contenuti”, come i dipinti su pannelli di alluminio e carte da parati, che dialogano in armonia sorprendente con alcune opere di Van Gogh, in particolare Sottobosco, prestata come di consueto dal Van Gogh museum di Amsterdam, che annualmente concede un’opera alla Fondazione.
Mon cher….Urs Fischer
Fondation Vincent Van Gogh, Arles
01 ottobre 2016 – 29 gennaio 2017
https://www.fondation-vincentvangogh-arles.org/en/expositions/urs-fischer/
In questi luoghi oggi sorge uno spazio destinato ad accogliere gli artisti il cui lavoro fa in qualche modo riferimento alle opere di Van Gogh ed al suo periodo ad Arles. Infatti, nel 1983 Yolande Clergue fondò l’Associazione che quasi vent’anni dopo diede i natali alla Fondazione, situata presso l’Hôtel Léautaud de Donines, centro nevralgico di scambi artistici e contributi internazionali, come nel caso della mostra di Urs Fischer appena conclusasi con gran successo di pubblico.