Mario Draghi imprime all'Italia (e all'Europa) un cambio di passo: vaccinazioni come in tempo di guerra, 300mila volontari in ausilio dell'esercito, il blocco dei farmaci prenotati dall'Italia e in partenza per l'Australia
Mario Draghi imprime all’Italia (e all’Europa) un cambio di passo: vaccinazioni come in tempo di guerra, 300mila volontari in ausilio dell’esercito, il blocco dei farmaci prenotati dall’Italia e in partenza per l’Australia
Dopo l’incontro via web “a muso duro” con la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (più varie telefonate) su una maggiore severità con il Big Pharma dei vaccini, Mario Draghi è passato dalle parole ai fatti. Obiettivo: accelerare sulla campagna delle vaccinazioni in Italia per arrivare a 600mila dosi somministrate al giorno. Il primo segnale di un cambio di passo è stato il rinnovamento della governance italiana deputata all’emergenza.
La nomina al vertice della struttura commissariale per l’emergenza Covid, che ha portato il generale degli Alpini Francesco Paolo Figliuolo, esperto di logistica, al posto di Domenico Arcuri, e l’avvicendamento alla guida della Protezione civile con l’ingegnere Fabrizio Curcio che ha sostituito Angelo Borrelli, vanno nella direzione di centralizzare e uniformare decisioni e criteri di vaccinazione sul territorio nazionale. Troppo accentuate erano le differenze tra una Regione e l’altra nella lotta alla pandemia: a partire dalla priorità sulle vaccinazioni (se la Lombardia tardava a chiudere le scuole, la Campania fermava tutto e prometteva di riaprire dopo la vaccinazione a tappeto degli insegnanti; se la Val D’Aosta aveva esaurito tutte le dosi consegnate, la Calabria non arrivava nemmeno a utilizzarne metà). L’anarchia sanitaria contro il Covid è del tutto inefficace. Ed ecco così il Governo scendere in campo con severe direttrici centralizzate, tra l’altro secondo lo spirito della Costituzione.
Sfiorite le “primule”, i centri ad hoc di vaccinazione da installare nelle piazze, non ancora pronte, il Governo abbandona l’estetica per puntare su tutto ciò che può servire a immunizzare gli italiani, dagli hangar alle tensostrutture agli automezzi dell’esercito. La gentile e garbata “Expo” delle vaccinazioni, con eleganti e raffinati gazebo, è rinviata a data da destinarsi.
Dopo il vertice con il Ministro della Salute Roberto Speranza e con quello agli Affari regionali Maria Stella Gelmini, la Difesa si è detta pronta a riconvertire le forze già in campo per la somministrazione degli antidoti. Si tratta di 470 medici, 798 infermieri e operatori sanitari che utilizzeranno le 142 postazioni mobili già utilizzate per i tamponi e che adesso potranno diventare punti vaccinali. Presto si potrebbe contare, oltre che sui 300mila volontari della Protezione civile e sui 1.700 militari coordinati dal Comando operativo interforze, anche sui 3mila medici e sui 12mila infermieri e assistenti sanitari che dovrebbero essere assunti a tempo determinato in base al bando di avviso pubblicato dall’ex commissario Arcuri.
Ma la decisione più eclatante, peraltro appoggiata dall’Unione europea (con i complimenti di Macron), è stata quella di bloccare l’esportazione dei vaccini AstraZeneca prodotti in Italia, già prenotati dal nostro Paese e invece destinati all’Australia, Paese che, con la sua decina di casi, è ritenuto “non vulnerabile”. Con tanto di blocco delle navi in partenza per l’altra parte dell’emisfero. L’Europa insomma ha battuto un colpo. Grazie al silente e determinato Super Mario.
Mario Draghi imprime all’Italia (e all’Europa) un cambio di passo: vaccinazioni come in tempo di guerra, 300mila volontari in ausilio dell’esercito, il blocco dei farmaci prenotati dall’Italia e in partenza per l’Australia
Dopo l’incontro via web “a muso duro” con la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (più varie telefonate) su una maggiore severità con il Big Pharma dei vaccini, Mario Draghi è passato dalle parole ai fatti. Obiettivo: accelerare sulla campagna delle vaccinazioni in Italia per arrivare a 600mila dosi somministrate al giorno. Il primo segnale di un cambio di passo è stato il rinnovamento della governance italiana deputata all’emergenza.
Questo contenuto è riservato agli abbonati
Abbonati per un anno a tutti i contenuti
del sito e all'edizione cartacea + digitale della rivista di
geopolitica