È in corso una guerra senza fine in Yemen. Save the Children lancia l’allarme: sono i bambini le prime vittime della guerra. Spaventa il coronavirus: distrutto il 50% delle strutture sanitarie
È in corso una guerra senza fine in Yemen. Save the Children lancia l’allarme: sono i bambini le prime vittime della guerra. Spaventa il coronavirus: distrutto il 50% delle strutture sanitarie
Proseguono gli scontri in Yemen tra la fazione filo-governativa e gli Houthi. L’esercito regolare ha annunciato la conquista di postazioni a est dell’area di Al Safra, nel governatorato di Aljawf, nella parte nord-orientale del Paese, martoriato da una guerra che ha causato in 5 anni circa 100mila vittime. L’inasprimento degli scontri a Sana’a, la capitale in mano ai ribelli, e Marib ha costretto, secondo le Nazioni Unite, allo sfollamentodi 35mila persone, cifra che si aggiunge ai 4 milioni di uomini, donne e bambini già fuggiti dalle loro abitazioni originarie.
Nei giorni scorsi l’inviato speciale dell’Onu Martin Griffithsha avvertito della grave escalation militare in atto: “Se non la si ferma” — ha spiegato al Consiglio di Sicurezza — “lo Yemen verrà trascinato in un nuovo e irresponsabile ciclo di violenza”. Il funzionario delle Nazioni Unite ha sottolineato l’esigenza di portare al tavolo dei negoziati le parti coinvolte, unico modo per ridimensionare la guerra in atto nel Paese. Preoccupano, inoltre, le condanne a morte eseguite all’inizio del mese: una corte a Sana’a ha emesso la sentenza di pena capitale per 35 parlamentari, che rappresenta una chiara ed evidente “frammentazione e politicizzazione del corpo giudiziario e delle altre istituzioni”.
A un quadro già mesto, si aggiungono i dati sempre più allarmanti sulle condizioni di vita delle fasce più deboli della popolazione. Save the Childrenha pubblicato uno studio eseguito su 1250 bambini di età compresa tra i 13 e i 17 anni che evidenzia i danni psicologici subiti nei 5 anni di guerra. Da segnalare che in Yemen sono disponibili, ogni 300mila persone, solamente due psichiatri infantili.
La ricerca, la più ampia finora eseguita sulla popolazione relativamente alla salute mentale, racconta che circa 1 bambino su 5 vive nella paura costante, il 52% non si sente mai al sicuro quando non si trova con i propri genitori e il 56% quando cammina da solo. I bambini intervistati vivono sintomi d’ansia, come l’aumento del battito cardiaco, dolori di stomaco, sudore alle mani e sensazione di tremore quando hanno paura.
In tanti si trovano nella paura costante di essere colpiti da armi esplosive o dai cecchini. Il 16% dei minori afferma di non riuscire mai o raramente a rilassarsi, mentre il 36% di non sentirsi a proprio agio nel parlare con qualcuno della comunità dei propri stati d’animo. Il 38% degli operatori sanitari ha segnalato l’aumento degli incubi nei minori, con quasi 1 genitore o un adulto di riferimento su 10 (8%) che ha notato un aumento delle enuresi notturne del proprio bambino.
Ma è allarme colera, al quale ora si affianca il timore dei danni potenziali del coronavirus. Nel 2020, spiegaOxfam, si potrebbero avere oltre 1 milione di nuovi casi di infezione diarroica acuta. Nei 5 anni di guerra, ci sono stati 50 contagi ogni ora, per un totale di oltre 2.3 milioni di persone. “Il mondo sa come prevenire e trattare il colera, non è un una nuova malattia”, afferma Muhsin Siddiquey, Country Director della Ong. “Questa è una crisi umanitaria causata dall’uomo: non solo dalle fazioni in guerra, ma alimentata da chi vende loro le armi per combattere”. In Yemen funziona solo il 50% degli ospedali esistenti: se il Covid-19 dovesse sfondare nel Paese, sarà estremamente complicato gestire l’outbreak tra i 30 milioni di yemeniti.
Proseguono gli scontri in Yemen tra la fazione filo-governativa e gli Houthi. L’esercito regolare ha annunciato la conquista di postazioni a est dell’area di Al Safra, nel governatorato di Aljawf, nella parte nord-orientale del Paese, martoriato da una guerra che ha causato in 5 anni circa 100mila vittime. L’inasprimento degli scontri a Sana’a, la capitale in mano ai ribelli, e Marib ha costretto, secondo le Nazioni Unite, allo sfollamentodi 35mila persone, cifra che si aggiunge ai 4 milioni di uomini, donne e bambini già fuggiti dalle loro abitazioni originarie.
Nei giorni scorsi l’inviato speciale dell’Onu Martin Griffithsha avvertito della grave escalation militare in atto: “Se non la si ferma” — ha spiegato al Consiglio di Sicurezza — “lo Yemen verrà trascinato in un nuovo e irresponsabile ciclo di violenza”. Il funzionario delle Nazioni Unite ha sottolineato l’esigenza di portare al tavolo dei negoziati le parti coinvolte, unico modo per ridimensionare la guerra in atto nel Paese. Preoccupano, inoltre, le condanne a morte eseguite all’inizio del mese: una corte a Sana’a ha emesso la sentenza di pena capitale per 35 parlamentari, che rappresenta una chiara ed evidente “frammentazione e politicizzazione del corpo giudiziario e delle altre istituzioni”.
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