La Cambogia ha importato la censura cinese di Internet. I cinesi non si interessano di politica. Quanto c’è di vero in queste affermazioni?
La Cambogia ha importato la censura cinese di Internet
VERO
Il Primo Ministro cambogiano, Hun Sen, ha introdotto nel Paese un “national internetgateway” – ovvero, un unico portale, il National Internet Gateway, come unico punto di routing del mondo online. La tecnologia utilizzata dalla Cambogia viene dalla Cina, che da dieci anni almeno cerca di promuovere nel mondo la sua idea di “sovranità su internet”, secondo la quale la sovranità nazionale deve estendersi anche al ciberspazio, e che un governo ha dunque il diritto di controllare le informazioni che entrano ed escono dal Paese. Phnom Penh e Pechino sono alleati storici, e il leader cambogiano Hun Sen, al potere dal 1985, per quanto stia cercando di rafforzare anche altre alleanze, è fra i più fedeli appoggi del governo di Pechino.
I cinesi non si interessano di politica
FALSO
Uno fra i luoghi comuni più insistenti del post-Tiananmen vuole che la popolazione cinese si disinteressi di politica, e che se lo fa sia soddisfatta del governo. È un’impressione generata dalla soffocante censura online, che fa circolare solo le voci che sostengono il Partito comunista cinese. Agli inizi di febbraio, però, prima che la censura si abbattesse anche sulla app stile radio libera Clubhouse, si erano formate innumerevoli room in mandarino che discutevano con interesse e rispetto tutti i temi più scottanti di questi tempi, dalle tensioni a Hong Kong alle accuse di genocidio in Xinjiang, al ricordo di Tiananmen. Il mondo ha potuto ascoltare conversazioni cinesi libere – poi la censura ha chiuso l’accesso a Clubhouse all’interno della Cina, e gli unici che possono accedervi sono fuori dal Paese.
I media di Hong Kong stanno perdendo la loro indipendenza
VERO
I media di Hong Kong continuano a essere sotto osservazione, dopo che Pechino ha deciso che i disordini che si sono avuti nella ex colonia britannica nel 2019 sono parzialmente dovuti all’atteggiamento disinvolto della stampa locale. A farne le spese è stata la radiotelevisione pubblica, RTHK, o Radio Television Hong Kong, creata nel 1928 sul modello della BBC come stazione pubblica ma indipendente, ma che non potrà più ritrasmettere la BBC. Il direttore di RTHK ha dato le dimissioni sei mesi prima dello scadere del suo mandato, e al suo posto è stato messo Robin Li, un burocrate senza esperienza nei media.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di marzo/aprile di eastwest.