Il Primo Ministro Janez Janša ha già scagliato contro l’Ue critiche piuttosto pesanti. Si teme per la tutela dei diritti di genere e per l’atteggiamento verso la stampa
Dopo i 6 mesi del Portogallo, al via dal primo luglio il semestre di presidenza del Consiglio dell’Ue affidato alla Slovenia. Peggio non poteva iniziare la guida di Lubiana che, tra un rapporto difficile con la stampa e la vicinanza politica del Governo all’Ungheria di Viktor Orbàn, rischia di non proseguire sul cammino indicato dalla Commissione europea. Protagonista indiscusso sarà il Primo Ministro Janez Janša, che proprio nei primi giorni di presidenza ha scagliato contro l’Ue alcune critiche piuttosto pesanti.
Un semestre difficile?
Normalmente, l’avvio del semestre è l’occasione per il Paese guida di allacciare relazioni più forti con le istituzioni europee, nell’ambito di una fiducia reciproca e volta a unire gli Stati membri nel perseguire obiettivi comuni. Diversamente, stavolta sembra tutto in salita, visto che la fiducia appare non esserci né da un lato né dall’altro. Specie se il Primo Ministro inizia il mandato europeo scagliando accuse di presunto doppio standard di Bruxelles verso i Paesi occidentali.
“Ad esempio, se qualcosa accade nei Paesi Bassi si agisce in un certo modo. Se lo facciamo noi, la Commissione europea si attiva e dice che è tutto sbagliato”, ha commentato Janša con i giornalisti. “Non siamo una colonia, — ha proseguito il Primo Ministro — non siamo un membro di seconda classe dell’Unione europea. In Slovenia insistiamo sul fatto che necessitiamo dello stesso trattamento”.
Il rapporto con i giornalisti
Janša, un ex professionista dell’informazione, ha in passato definito i giornalisti prostituti (nel 2019 per un tweet utilizzò l’hashtag #Presstitutes): certo non un bel biglietto da visita per l’esponente sloveno, che sfrutta le tensioni con i media del suo Paese per ottenere vantaggi politici in patria. Reporter Senza Frontiere ha chiesto ai membri dell’Ue di rimanere vigili rispetto alle azioni della presidenza slovena, visto il rischio che il Governo di Lubiana possa “ostacolare gli sforzi per il miglioramento della libertà dei media in Europa”.
Freedom House, valutando la nazione ancora come ‘democrazia consolidata’, nota che il giudizio sull’indipendenza dei media è sceso “a causa del clima di ostilità verso i giornalisti rafforzato dal Primo Ministro Janez Janša, dagli sforzi del Governo di interferire nel lavoro delle tv statali, l’uso di SLAPP”, acronimo inglese — simile alla parola schiaffo — per Strategic lawsuit against public participation, ovvero la pratica di intimidire o censurare.
Inoltre, il suo esecutivo si è rifiutato di rifinanziare l’agenzia di stampa statale Slovenian Press Agency, cercando poi di mettere fuorilegge il terzo partito dell’opposizione, Levica, e interferendo persino col lavoro del procuratore generale. A ottobre dello scorso anno, lo stesso Janša è stato accusato per sospetto abuso di potere.
Le parole della Presidente von der Leyen
“Fiducia sul fatto che diversità ed eguaglianza verranno rispettate, e che lo stato di diritto e i valori europei verranno sempre sostenuti… È questa la vera essenza dell’Unione europea”, ha detto Ursula von der Leyen.
La leader della Commissione ha sottolineato che la presidenza slovena sarà decisiva: e lo sarà soprattutto riguardo la tutela dei diritti LGBTQ, messa in dubbio in particolare da Polonia e Ungheria, con quest’ultima che rispetto alla nuova legge che limita la diversità sessuale in numerosi contesti ha ricevuto l’appoggio proprio da Varsavia e Lubiana, diversamente dagli altri Paesi contrari alla nuova normativa voluta da Budapest.
Il Primo Ministro Janez Janša ha già scagliato contro l’Ue critiche piuttosto pesanti. Si teme per la tutela dei diritti di genere e per l’atteggiamento verso la stampa