La presenza dei Ministri degli Esteri dei due Paesi è un successo per l’Iraq, che svolge un lavoro diplomatico di primaria importanza
Dal Baghdad summit di sabato scorso giungono notizie positive sull’andamento delle relazioni degli Stati dell’area, accorsi nella capitale irachena, ai massimi livelli di rappresentanza, per parlare di pacificazione della regione, dove spiccano le tensioni tra Iran e Arabia Saudita. La notizia è stata la partecipazione congiunta sia del Ministro degli Esteri saudita, Prince Faisal bin Farhan, che del collega iraniano, recentemente nominato, Hossein Amirabdollahian.
Un evento aperto a tutti
Insieme ai due Ministri, oltre al padrone di casa Mustafa al-Kadhimi, Primo Ministro iracheno, sono intervenuti Abdel Fattah al-Sisi, Presidente dell’Egitto, Re Abdullah di Giordania, l’Emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani, il Primo Ministro del Kuwait Sabah al-Khaled al-Sabah e degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Rashid Al Maktoum, il Ministro degli Esteri della Turchia Mevlüt Çavuşoğlu. All’incontro ha partecipato anche il Presidente francese Emmanuel Macron.
L’inclusività, vista l’ampia partecipazione all’evento, ha accompagnato il Baghdad summit, voluto dalla dirigenza irachena per consolidare ulteriormente la posizione di centro della diplomazia, nuovo volto che l’Iraq vuole trasmettere all’ampia regione mediorientale. L’eccessiva presenza straniera sul proprio territorio ha causato anni di destabilizzazione al Paese, che ricerca nuovi equilibri anche attraverso iniziative per la pace che, per adesso, hanno prodotto principalmente photo opportunity, importanti comunque a lanciare un messaggio di cammino lungo il giusto percorso.
Iran e Arabia Saudita dialogano
“Il fatto d’essere riusciti a portare allo stesso tavolo nazioni rivali, che hanno dunque avviato un dialogo, non è importante solo per loro ma per l’intera regione”, ha commentato Fuad Hussein, Ministro degli Esteri dell’Iraq. Nel mentre che bin Farhan e Amirabdollahian intervenivano al Baghdad summit, la guerra — di procura — in Yemen causava ulteriori 30 morti, in ricordo perenne della difficoltà nel superare certi ostacoli incancrenitisi nel corso del tempo.
E non è dato sapere se a margine dell’evento i due plenipotenziari iraniano e saudita si sono incontrati in un vero e proprio faccia a faccia. Con certezza sappiamo che le diplomazie delle nazioni sciita e sunnita dialogano, come dimostrato col primo approccio avvenuto proprio nella capitale irachena nel mese di aprile, a cui fa seguito l’ultimo di sabato scorso, seppur non diretto tra gli esponenti di Teheran e Riad.
Sia Faisal bin Farhan che Hossein Amirabdollahian hanno dichiarato la loro vicinanza all’Iraq, garantendo supporto per la sicurezza del Paese nell’ottica di preservarne le sue istituzioni. “Continueremo a cooperare con l’Iraq e le nazioni partner nella regione contro il terrorismo, supportiamo gli sforzi di Baghdad con la coalizione internazionale che combatte quanto resta di Daesh”, ha detto il Ministro saudita. “Supportiamo il Governo iracheno e il suo popolo nelle sue decisioni e apprezziamo il ruolo costruttivo di Baghdad nella promozione della cultura del dialogo e la cooperazione regionale”, ha segnalato il Ministro iraniano.
Messaggi diretti all’Iraq ma con una portata ben più ampia, che si rivolgono non solo a Baghdad ma, rispettivamente, a Teheran e Riad, nella speranza che quest’ultimo giro di incontri di alto livello sia realmente capace di portare a una pacificazione duratura del Medio Oriente.