Il Kenya ha rifiutato la giurisdizione della Corte internazionale di giustizia in merito alla sua disputa con la Somalia sui confini marittimi. La comunicazione non giunge inattesa…
Ieri il Kenya ha fatto sapere di aver rigettato la giurisdizione della Corte internazionale di giustizia (un organo delle Nazioni Unite) in merito alla sua disputa con la Somalia sui confini marittimi. La comunicazione anticipa di qualche giorno la sentenza della Corte, prevista per il 12 ottobre. E non giunge inattesa: al contrario, già da anni il Governo di Nairobi mostrava insofferenza per le procedure del tribunale dell’Aja.
La disputa marittima tra Kenya e Somalia
La disputa territoriale tra Kenya e Somalia, due Paesi dell’Africa orientale, risale al 1979 e riguarda una porzione di acque – all’incirca di 100mila chilometri quadri – nell’Oceano Indiano che dovrebbero contenere importanti riserve di petrolio, gas naturale e pesci.
È tutta una questione di angoli (guardare una mappa aiuta di molto la comprensione). In sostanza, la Somalia dice che il proprio confine marittimo dovrebbe seguire la direzione della frontiera terrestre, e dunque avanzare verso sud-est anche nelle acque. Il Kenya, al contrario, pensa che il confine somalo debba venire tracciato secondo una linea latitudinale, in modo tale da assicurare per sé il controllo di un’area marina molto più grande e il possesso dei giacimenti di idrocarburi.
È stata la Somalia, nel 2014, a rivolgersi alla Corte internazionale di giustizia per risolvere la disputa, dopo il fallimento delle trattative bilaterali; il Kenya ha spesso agito per ostacolare il processo. Benché le sentenze dell’Aja siano vincolanti, l’organismo non ha il potere di farle rispettare e i Paesi “scontentati” dai verdetti possono di fatto ignorarli.
La crisi dei rapporti
La disputa territoriale si è riflessa negativamente sui rapporti bilaterali tra Nairobi e Mogadiscio. Dal blocco somalo alle importazioni di qat keniota (una pianta; la masticazione delle foglie dà un effetto stimolante) alle accuse keniote di un presunto attacco somalo alla città di Mandera, si è arrivati l’anno scorso all’interruzione dei rapporti diplomatici: la Somalia aveva espulso l’ambasciatore del Kenya e accusato il Paese di interferire nei suoi processi elettorali; la frattura si è poi ricomposta, a maggio. Ma è comunque impossibile parlare di pacificazione perché il motivo alla base dello strappo – le licenze di pesca ed esplorazione petrolifera – resta irrisolto.
Se le tensioni politiche dovessero aggravarsi ulteriormente dopo il rifiuto keniota di sottostare all’autorità della Corte internazionale di giustizia, il Qatar potrebbe tornare a svolgere un ruolo di mediazione come già fatto durante la recente crisi diplomatica.