La più grande società europea di infrastrutture per il gas naturale ha chiuso un accordo con la compagnia petrolifera Eni per i gasdotti che trasportano gas algerino verso l’Italia
Snam, la più grande società in Europa di infrastrutture per il gas naturale, ha raggiunto un accordo con la compagnia petrolifera Eni per l’acquisto di una quota del 49,9% delle condotte che trasportano il gas algerino verso l’Italia.
Al di là del valore economico dell’intesa (385 milioni di euro), la notizia è rilevante per due motivi. Innanzitutto, per la sicurezza energetica dell’Italia. Il nostro Paese è infatti molto dipendente dall’estero per le forniture di gas naturale: più del 90% del fabbisogno nazionale viene soddisfatto dalle importazioni, principalmente dalla Russia ma in misura rilevante (circa il 30%) anche dall’Algeria.
L’Italia è collegata all’Algeria attraverso il gasdotto Trans-Mediterraneo, meglio noto come Transmed o gasdotto Enrico Mattei, il fondatore di Eni celebrato durante la recente visita nel Paese del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’accordo di sabato scorso, dunque, garantisce a due società italiane il controllo congiunto su asset energetici strategicamente rilevanti. Snam, peraltro, già possiede una quota del 20% del TAP, il gasdotto Trans-Adriatico che consente al gas azero di arrivare in Puglia.
Il patto poi è importante per le prospettive future che apre. Come altre società del settore, Snam sta lavorando alla riconversione delle infrastrutture per il gas naturale in modo da renderle utilizzabili per il trasporto dell’idrogeno, un elemento gassoso la cui combustione non rilascia emissioni di gas serra (ad eccezione del vapore acqueo) e che può pertanto venire utilizzato per decarbonizzare quelle industrie e quei mezzi di trasporto non elettrificabili.
L’idrogeno si può ricavare sia a partire dal gas naturale, sia – è il metodo più sostenibile ma anche il più costoso – dall’elettricità generata da fonti rinnovabili. È quindi considerato un’energia chiave, un abilitatore, nel processo di transizione ecologica, per la riconversione sostenibile dei settori produttivi più inquinanti e per il raggiungimento degli obiettivi sul clima. Secondo le previsioni di BloombergNEF, entro il 2050 l’idrogeno potrebbe creare un mercato da 700 miliardi di dollari all’anno.
Snam sta sperimentando l’immissione di miscele di idrogeno nelle tubature per il gas italiane già da diversi anni. E pensa che l’Italia potrebbe importarlo dall’Africa del Nord – una regione dall’alto potenziale fotovoltaico – a un prezzo del 14 per cento inferiore di quello della produzione domestica attraverso le condotte esistenti, opportunamente aggiornate. Dal Sud Italia, questo idrogeno verrebbe poi inviato nel Nord, dove si concentrano le attività produttive e la domanda energetica è quindi più alta. Ma non solo: attraversando il territorio italiano, l’idrogeno nordafricano potrebbe raggiungere il resto d’Europa.
Nel comunicato congiunto con Eni sull’accordo in Algeria, l’amministratore delegato di Snam, Marco Alverà, afferma che “in futuro il Nordafrica potrebbe anche diventare un hub per la produzione di energia solare e idrogeno”. Ma già in un articolo per la rivista Aspenia, Alverà aveva scritto che l’Italia potrebbe sfruttare la sua posizione geografica e la sua rete infrastrutturale per diventare un “ponte” tra il Nordafrica, dove si otterrà idrogeno dall’elettricità rinnovabile, e il Nordeuropa, dove lo si consumerà negli impianti industriali.
La più grande società europea di infrastrutture per il gas naturale ha chiuso un accordo con la compagnia petrolifera Eni per i gasdotti che trasportano gas algerino verso l’Italia