Carovita, inflazione e misure di contenimento: una difficile sfida nazionale ed europea. Dal price-cap ai bond europei, come fronteggiare la forte battuta d’arresto dell’economia mondiale
Quanto peserà la fiammata sui prezzi, l’aumento del carovita, le speculazioni sui titoli energetici e sulle materie prime sulla ripresa italiana? C’è una responsabilità dei privati? E il Governo si sta muovendo nella giusta direzione per evitare una terza recessione dopo quella della crisi del 2008 e quella da Covid? Vediamo cosa dice l’Istat nella nota sull’andamento dell’economia italiana di marzo 2022, dove precisa che il forte rialzo del carovita “costituisce ancora il principale rischio al ribasso”.
Carovita e price cap
“Sulla guerra in Ucraina l’Italia ha assunto scelte nette e doverose. Ora l’obiettivo comune è fare tutti gli sforzi per evitare la terza recessione in un decennio”. Lo ha detto il 14 aprile il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, aprendo l’incontro con il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, e i vertici dell’Associazione imprenditoriale. “C’è bisogno di due livelli di intervento: europeo e nazionale. Il primo è dirimente perché la partita che si gioca a Bruxelles può dare garanzie sul lato economico e sociale. L’autorevolezza del Governo Draghi è importante per convincere l’Unione a sostenere scelte nazionali impegnative e a supportare decisioni come il price-cap. Alcuni passi in avanti sono stati fatti ma non ancora sufficienti. A livello nazionale non dobbiamo procrastinare scelte necessarie per cercare di calmierare i costi dell’energia. Attutire l’impatto dei rincari è fondamentale”. Il confronto è stato organizzato nell’ambito del presidio su carovita ed emergenza economica, istituito dai Dem dopo lo scoppio della crisi ucraina e guidato dall’ex viceministro, Antonio Misiani. Basterà? Sono molti i punti ancora irrisolti.
I Dem non sono soli nella preoccupazione verso il carovita. “Ho convocato con urgenza il Comitato economico e quello delle Politiche del lavoro del M5S. Siamo stati in riunione perché la situazione è drammatica: l’ho detto anche al premier Draghi e al Presidente Mattarella. Abbiamo famiglie che ormai non pagano più le bollette, a febbraio erano il 15% ma stanno crescendo ancora di più”. Così il leader 5 Stelle Giuseppe Conte il 13 aprile. “Chi oggi guadagna mediamente 1.500 euro al mese vede evaporare il proprio potere d’acquisto per 100 euro al mese a causa del carovita”, ha sottolineato l’ex premier.
L’opposizione però non ci sta e accusa il Governo di fare troppo poco e in modo confuso. “Fratelli d’Italia voterà contro il provvedimento governativo che evidenzia tutta l’incompetenza di questo esecutivo. Il Parlamento è paralizzato da decreti scarni e per nulla strutturati che creano solo confusione e burocrazia, e che non consentono alle Camere di lavorare tranquillamente. Anziché lavorare per risolvere i problemi di cittadini e imprese le vere priorità di questo governo emergono sulla stampa: pos, sanzioni per chi non si adegua, lotteria degli scontrini, obblighi di fatturazione elettronica. Gli interventi riguardanti l’energia, che stanno mettendo in ginocchio famiglie e imprese, sono stati invece posticipati a dopo il 17 aprile. Nel documento manca poi ogni riferimento ai carburanti. Come ripetuto più volte da FdI bisogna abbattere le accise del 40% e intervenire sull’Iva per non creare disparità”. Così il deputato di Fratelli d’Italia, Massimiliano De Toma, componente della commissione Attività Produttive.
Per fare il pieno di gasolio a un Tir servono 1.300 euro, “non è una cosa leggera”. A dirlo il 13 aprile scorso è stato il Presidente di Conftrasporto, Paolo Uggè, intervenuto alla presentazione della prossima manifestazione dedicata al settore, Transpotec Logitec, a Fiera Milano. “Con l’intervento del viceministro Bellanova − ha aggiunto − sono stati stanziati 500 milioni che si andranno ad aggiungere al taglio di 21 centesimi al litro delle accise. È un problema reale e urgente, ma quando poi si tratta di rendere operativi i provvedimenti si rallenta. Dobbiamo accelerare e realizzare i protocolli d’intesa sottoscritti nei ministeri” ha spiegato il rappresentante di una categoria strategica per l’economia del paese. Concorde Enrico Finocchi, presidente dell’Albo degli autotrasportatori, organismo del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: “Stiamo lavorando perché il settore si rafforzi e sia in grado di vincere le sfide che l’economia propone – ha assicurato – tra queste sfide c’è la sostenibilità e la transizione ecologica. Ma c’è bisogno di un incentivo in questo momento, di mantenere in piedi le aziende che faticano a produrre. I fondi il ministero li sta mettendo in campo, ma si deve erogarli in fretta perché c’è un problema di mancanza di liquidità”. Per Finocchi, “il mondo del trasporto deve cambiare, abbiamo ancora una media di piccole imprese in Italia, imprese artigiane, anche monoveicolari, che stentano a rimanere sul mercato”. Insomma la crisi sta facendo venire al pettine numerosi problemi mai risolti in passato.
Le misure anti-inflazione della Bce
Anche la Bce è corsa ai ripari con un mini Whatever it takes per frenare l’inflazione, e allo stesso tempo preparare un ombrello anti-spread. Dopo il balzo dell’inflazione al record del 7,5% a marzo, il Consiglio Bce è pronto e i dati “rafforzano l’aspettativa che gli acquisti netti nell’ambito del Programma di acquisto di attività dovrebbero concludersi nel terzo trimestre”. Christine Lagarde, presidente della Bce, anticipa che la Bce prenderà una decisione definitiva a giugno: “non è deciso, ma è altamente probabile, per assicurarci che l’inflazione si stabilizzi al 2%”. Fonti della Bloomberg parlano di un rialzo dei tassi quasi immediato, sempre nel terzo trimestre, dopo lo stop agli acquisti netti. Nel frattempo la Bce continuerà però a reinvestire il capitale dei bond che arriva a scadenza almeno fino a tutto il 2024 (e non è solo un dettaglio tecnico ma una vera boccata di ossigeno). Comunque Francoforte ha deciso una sterzata.
Anche Kristalina Georgieva, la bulgara direttrice generale del Fmi, avverte che “l’inflazione è diventata un pericolo per diversi paesi” e parla di “una forte battuta d’arresto per l’economia mondiale”.
Le pressioni sempre più forti della Germania verrebbero accolte dalla Bce mettendo sull’altro piatto della bilancia uno ‘scudo’ anti-spread. Al momento c’è già la “flessibilità” che − con i reinvestimenti − consentirà acquisti mirati di debito per spegnere fiammate di rendimenti di singoli Paesi. Come due anni fa allo scoppio della pandemia, “faremo esattamente lo stesso, ci muoveremo prontamente”, ha rassicurato Lagarde. Inoltre gli uffici tecnici dell’Eurotower starebbero studiando uno ‘scudo’ contro rialzi eccessivi dei rendimenti.
Resta il problema di difendere la crescita e le misure di politica di bilancio che serviranno per difendere famiglie e imprese: non è un mistero che Lagarde auspichi un ruolo dell’Europa con emissioni di debito comuni e un programma simile al ‘recovery‘.
Secondo il New York Times, che cita fonti di Bruxelles, l’Ue si starebbe muovendo verso l’adozione di un divieto graduale al petrolio russo progettato per dare alla Germania e ad altri Paesi il tempo di organizzare fornitori alternativi. L’approccio sarebbe lo stesso adottato per l’embargo al carbone, approvato in aprile, che prevede un periodo di transizione di quattro mesi. Una conferma è arrivata dal rappresentante permanente dell’Italia presso l’Ue, l’ambasciatore Piero Benassi. “Quello che vedo sul tavolo sono cinque pacchetti sanzionatori di portata enorme, identici a quelli messi sul tavolo dal G7 e da altri Paesi del mondo. Quanto al petrolio, se ne sta discutendo. E da parte nostra si è già dichiarato anche al più alto livello politico che non sarà l’Italia a porre un veto”, ha detto in un’intervista radiofonica. È ovvio che anche questo provvedimento avrà ripercussioni su carovita europeo e italiano. La partita tra carovita e misure di contenimento è ancora tutta da giocare.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di maggio/giugno di eastwest.
Puoi acquistare la rivista in edicola o abbonarti.
Quanto peserà la fiammata sui prezzi, l’aumento del carovita, le speculazioni sui titoli energetici e sulle materie prime sulla ripresa italiana? C’è una responsabilità dei privati? E il Governo si sta muovendo nella giusta direzione per evitare una terza recessione dopo quella della crisi del 2008 e quella da Covid? Vediamo cosa dice l’Istat nella nota sull’andamento dell’economia italiana di marzo 2022, dove precisa che il forte rialzo del carovita “costituisce ancora il principale rischio al ribasso”.
“Sulla guerra in Ucraina l’Italia ha assunto scelte nette e doverose. Ora l’obiettivo comune è fare tutti gli sforzi per evitare la terza recessione in un decennio”. Lo ha detto il 14 aprile il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, aprendo l’incontro con il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, e i vertici dell’Associazione imprenditoriale. “C’è bisogno di due livelli di intervento: europeo e nazionale. Il primo è dirimente perché la partita che si gioca a Bruxelles può dare garanzie sul lato economico e sociale. L’autorevolezza del Governo Draghi è importante per convincere l’Unione a sostenere scelte nazionali impegnative e a supportare decisioni come il price-cap. Alcuni passi in avanti sono stati fatti ma non ancora sufficienti. A livello nazionale non dobbiamo procrastinare scelte necessarie per cercare di calmierare i costi dell’energia. Attutire l’impatto dei rincari è fondamentale”. Il confronto è stato organizzato nell’ambito del presidio su carovita ed emergenza economica, istituito dai Dem dopo lo scoppio della crisi ucraina e guidato dall’ex viceministro, Antonio Misiani. Basterà? Sono molti i punti ancora irrisolti.