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La schizofrenia di The Donald


Non sarà facile tornare a una superpotenza equilibrata ma la necessità di superare la politica estera schizofrenica di Trump conferisce grande responsabilità a chi lo sfiderà

Per qualche giorno, si è temuto il peggio. In molti hanno pensato che l’uccisione di Qassem Suleimani delle Forze Quds dei Pasdaran iraniani da parte dell’esercito americano potesse scatenare una vera e propria guerra. Fortunatamente, sulla retorica consumata dei proclami guerreschi, per ora sembra prevalere il buonsenso. La risposta dell’Iran, con l’attacco missilistico contro le due basi Usa in Iraq, si è concluso con qualche ferito e nessuna vittima. D’altra parte, anche Donald Trump sembra voler smorzare i toni: “Gli Stati Uniti sono pronti alla pace” ha detto, parlando alla nazione. Il Presidente americano ha annunciato nuove sanzioni contro l’Iran, ma per il momento ha rimesso nel cassetto i 52 potenziali obiettivi da colpire nel Paese. Intanto, si rincorrono le voci sull’apertura di possibili colloqui tra Washington e Teheran attraverso il canale diplomatico della Svizzera.

È difficile decifrare la strategia del Presidente americano nella regione. Trump è passato dalla cancellazione del trattato sul nucleare iraniano (JCPoA), all’annuncio del ritiro dalla Siria, per poi ripensarci subito dopo, agli attacchi alle milizie filo iraniane e all’uccisione di Suleimani, ricevendo l’approvazione di Israele ma non quella degli altri alleati nella regione.

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