Il primo aprile, Pavel Durov ha pubblicato sul “suo” Vkontakte, il più grande social network russo da lui fondato, una dichiarazione per annunciare la sua decisione di lasciare l’incarico di direttore generale. Quello che potrebbe sembrare un pesce d’aprile è invece il segnale delle grandi manovre che stanno interessando il sistema dei media in Russia.
![Photo RuNet Echo Photo RuNet Echo](https://eastwest.eu/wp-content/uploads/2014/04/Don_t_panicdurov.jpg)
Durov , 29 anni, viene spesso definito come “lo Zuckerberg russo”. È un giovane milionario del web che si diverte a gettare banconote da 500 rubli dalla finestra del suo ufficio di San Pietroburgo, giusto per vedere l’effetto che fa. “Sta diventando sempre più difficile difendere i principi che un tempo regolavano il nostro social network”, ha scritto nel messaggio. “La libertà del direttore generale per la gestione della società è diminuita notevolmente negli ultimi tempi. Sono grato a tutti gli utenti che mi hanno sostenuto e mi hanno ispirato nel corso degli ultimi sette anni. Continuerò a partecipare al futuro di VKontakte come co-fondatore, ma non ho alcun interesse in qualsiasi ruolo direttivo, data la nuova situazione. Mi dimetto come direttore generale di VKontakte”. Nonostante la data scelta per pubblicare la dichiarazione, “purtroppo non si tratta di uno scherzo” ha twittato in serata il portavoce della società, George Lobushkin.
Chiuso in Italia
Con oltre 240 milioni di profili attivi in Russia e nei vicini paesi dell’ex Unione Sovietica, VKontakte è il più popolare social network nel mondo di lingua russa con un 40 per cento della quota di mercato, superando ampiamente Facebook, staccato al 25 per cento. Ma a differenza di Facebook, a cui è sempre associato anche a causa delle somiglianze grafiche, è un mondo quasi senza regole e senza alcun controllo sul materiale caricato. Infatti, non può essere raggiunta dall’Italia in quanto la Procura di Roma ha emesso un ordine per tutti i fornitori di servizi internet locali di bloccare VKontakte a seguito di una richiesta della casa di produzioni cinematografiche Medusa Film, che aveva trovato caricate copie pirata del suo blockbuster, Sole a catinelle.
Una questione di tempo
La decisione di Durov non ha nulla a che fare con il materiale protetto da copyright e arriva dopo un anno di tensioni con gli altri azionisti della società, che ha un valore stimato di 2,8 miliardi di dollari. Le cose sono cambiate quando il gruppo di investimento Unite Capital Partners ha acquistato il 48% della società nel mese di novembre. L’UCP è un fondo guidato da Ilja Sherbovich, personaggio molto vicino al presidente Putin e membro del consiglio di amministrazione della società petrolifera statale Rosneft. Dopo due mesi, Durov stesso ha ceduto il suo 12% all’amministratore delegato della società di telefonia mobile Megafon, di proprietà dell’oligarca Alysher Usmanov, l’uomo più ricco della Russia. Inoltre, recentemente Durov ha denunciato forti pressioni per chiudere le pagine relative agli attivisti ucraini di Euromaidan e al leader dell’opposizione russa, Alexei Navalny. Secondo molti analisti, dopo aver venduto le proprie azioni, la decisione di lasciare il comando era solo una questione di tempo.
Il primo aprile, Pavel Durov ha pubblicato sul “suo” Vkontakte, il più grande social network russo da lui fondato, una dichiarazione per annunciare la sua decisione di lasciare l’incarico di direttore generale. Quello che potrebbe sembrare un pesce d’aprile è invece il segnale delle grandi manovre che stanno interessando il sistema dei media in Russia.