Lo street food è sicuramente una delle tipologie di cibo che preferisco. Quasi tutti sanno cos’è ma per chi ancora non dovesse sapere di cosa sto parlando, ve lo spiego in poche semplici parole.
La denominazione “street” (strada) e “food” (cibo) vi aiuterà già a capire di che cosa stiamo parlando.
Il “cibo da strada” infatti, mai come in questo momento è tornato in auge grazie a programmi televisivi, manifestazioni e foodblogger che ne parlano e ne osannano la bontà. In effetti tutti i cibi da strada sono buonissimi proprio per la loro semplicità e per il loro costo che è quasi sempre irrisorio. La FAO ha stimato che ogni giorno nel mondo, quasi 2.5 miliardi di persone mangiano ogni giorno street food. Una cifra pazzesca, vero?
Già all’epoca dei Greci e dei Romani il cibo di strada era una vera e propria necessità, soprattutto tra i più poveri, poiché non avendo una cucina vera e propria a loro disposizione in casa, cucinavano sulla strada alimenti “poveri” come il pesce fritto. In molti dicono che lo street food sia “nato per sfamare, non per nutrire”, e le sue origini in effetti ci dicono proprio questo. Ai giorni nostri invece, lo street food è diventato sempre più noto anche tra gli chef più famosi, che nei loro ristoranti non perdono l’occasione di riproporne una propria versione (rivisitata o meno) con costi non proprio “da strada”.
Il termine “street food” si abbina benissimo ad un altro termine che ormai usiamo un po’ tutti: finger food. Per finger food infatti si intende quel cibo che si può mangiare con le dita (finger in inglese vuol dire appunto “dito”) ed infatti quasi tutti gli street food si possono mangiare esclusivamente con l’uso delle dita e di nient’altro.
Ovviamente, essendo un po’ di parte, considero l’Italia la patria dello street food: arancine, lampredotto, olive all’ascolana, pane e panelle, ma anche nel resto del mondo non si fanno mancare assolutamente nulla. Il primo street food che riesco a ricordare di aver assaggiato è stato un hot dog comprato a New York una ventina di anni fa in uno di quei piccoli chioschetti ambulanti che si trovano in mezzo alle strade della città. Una bontà divina, un connubio di grassi e salse che me lo ricordo ancora oggi. Ed ancora oggi mi viene l’acquolina ed il desiderio di poter usare il teletrasporto fin li solo per poterne mangiare uno.
Nel mondo, come dicevo, ci sono un sacco di street food, che ormai conosciamo tutti abbastanza bene: falafel, kebab, tacos, burritos, empanadas sono quelli tra i più famosi. Ora invece vi proporrò una ricetta che potrebbe benissimo essere un cibo di strada, perchè si cucina abbastanza in fretta e si può mangiare rigorosamente con le mani o in un cartoccio, mentre passeggiate.
Ecco la mia versione dei paccheri fritti ripieni:
Ingredienti per riempire 12 paccheri:
100 g di prosciutto cotto
100 g di halloumi
60 g di parmigiano grattugiato
80 g di Philadelphia
pane grattugiato quanto basta
un nuovo intero
1 litro di olio di semi di arachidi
…..ed ovviamente 12 paccheri
Procedimento
Iniziate cuocendo i pacchi in abbondante acqua salata. Dovrete cuocerli fino a quando non saranno al dente. Mi raccomando non cuoceteli troppo altrimenti si romperanno e non riuscirete più a riempirli. Una volta che i pacchi saranno cotti, al dente, scolateli e immergeteli subito in abbondante acqua molto fredda. Questo servirà ad interrompere la cottura. Scolate i paccheri dall’acqua, ed appoggiateli sopra abbondante carta da cucina assorbente. Asciugateli per bene e lasciateli da parte.
Ora prepariamo il ripieno: in un mixer mettete il prosciutto, la Philadelphia, l’halloumi ed il parmigiano e tritate tutto insieme. Mettete il composto in una ciotola e poi in frigo.
Iniziate a far scaldare l’olio in una pentola dai bordi alti. Mentre aspettate che l’olio arrivi a temperatura, con l’aiuto di una sac a poche, iniziate a riempire i vostri paccheri in modo che siano belli pieni e che non abbiano bolle d’aria al loro interno. Questa operazione la potrete fare anche con l’aiuto di un cucchiaio se non avete una sac a poche, ci metterete solo un pochino più di tempo.
Sbattete l’uovo in una piccola ciotolina ed iniziate ad impanare i paccheri prima passandoli nell’uovo e poi nel pane grattugiato. Fate bene attenzione di impanare anche e soprattutto i lati con il ripieno di modo tale che durante la cottura il ripieno stesso non fuoriesca.
Quando l’olio sarà giunto a temperatura, e potrete capirlo facendo cadere un pizzico di pane grattugiato al suo interno che se sfrigolerà vi indicherà che l’olio sarà caldo abbastanza, immergete tre o quattro paccheri alla volta. Fate friggere i paccheri circa un paio di minuti e quando saranno ben dorati su tutti lati scolateli su abbondante carta da cucina assorbente.
Buon appetito!
@Angelinaincucin
Il “cibo da strada” infatti, mai come in questo momento è tornato in auge grazie a programmi televisivi, manifestazioni e foodblogger che ne parlano e ne osannano la bontà. In effetti tutti i cibi da strada sono buonissimi proprio per la loro semplicità e per il loro costo che è quasi sempre irrisorio. La FAO ha stimato che ogni giorno nel mondo, quasi 2.5 miliardi di persone mangiano ogni giorno street food. Una cifra pazzesca, vero?
Già all’epoca dei Greci e dei Romani il cibo di strada era una vera e propria necessità, soprattutto tra i più poveri, poiché non avendo una cucina vera e propria a loro disposizione in casa, cucinavano sulla strada alimenti “poveri” come il pesce fritto. In molti dicono che lo street food sia “nato per sfamare, non per nutrire”, e le sue origini in effetti ci dicono proprio questo. Ai giorni nostri invece, lo street food è diventato sempre più noto anche tra gli chef più famosi, che nei loro ristoranti non perdono l’occasione di riproporne una propria versione (rivisitata o meno) con costi non proprio “da strada”.
Il termine “street food” si abbina benissimo ad un altro termine che ormai usiamo un po’ tutti: finger food. Per finger food infatti si intende quel cibo che si può mangiare con le dita (finger in inglese vuol dire appunto “dito”) ed infatti quasi tutti gli street food si possono mangiare esclusivamente con l’uso delle dita e di nient’altro.
Ovviamente, essendo un po’ di parte, considero l’Italia la patria dello street food: arancine, lampredotto, olive all’ascolana, pane e panelle, ma anche nel resto del mondo non si fanno mancare assolutamente nulla. Il primo street food che riesco a ricordare di aver assaggiato è stato un hot dog comprato a New York una ventina di anni fa in uno di quei piccoli chioschetti ambulanti che si trovano in mezzo alle strade della città. Una bontà divina, un connubio di grassi e salse che me lo ricordo ancora oggi. Ed ancora oggi mi viene l’acquolina ed il desiderio di poter usare il teletrasporto fin li solo per poterne mangiare uno.
Nel mondo, come dicevo, ci sono un sacco di street food, che ormai conosciamo tutti abbastanza bene: falafel, kebab, tacos, burritos, empanadas sono quelli tra i più famosi. Ora invece vi proporrò una ricetta che potrebbe benissimo essere un cibo di strada, perchè si cucina abbastanza in fretta e si può mangiare rigorosamente con le mani o in un cartoccio, mentre passeggiate.
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