Le elezioni per la presidenza del Parlamento Europeo si avvicinano e tra i corridoi a Bruxelles si cerca di capire chi sarà il successore di Schulz. La sfida si concentrerà su tre principali candidati : Antonio Tajani del Partito Popolare Europeo (PPE), Gianni Pittella dei Socialisti e Democratici (S&D) e Guy Verhofstadt dei Democratici e Liberali (ALDE). In generale i candidati presentati dai gruppi politici per la corsa ai vertici dell’Eurocamera sono otto.
Secondo un’analisi di Vote Watch Europe, Tajani risulterebbe in leggero vantaggio e potrebbe vincere grazie anche al supporto degli euroscettici e alcuni deputati nordici e tedeschi dell’Alde. Pittella invece potrebbe ottenere l’appoggio della sinistra, verdi, socialisti e due terzi dell’Alde ma questo potrebbe non esser sufficiente per essere eletto. In bilico rimangono deputati soprattutto dell’Alde e partiti minori che potrebbero essere determinanti per la vittoria di uno degli sfidanti. Verhofstadt dopo la tentata e fallita alleanza con i Cinque Stelle si trova in una posizione più difficile ora che ha scatenato divisioni interne tra i Liberali che non hanno gradito le strategie messe in campo dal leader nelle ultime ore.
La nuova presidenza del Parlamento Ue tra strategie ed alleanze
In queste ore si è assistito da una parte ad un tentativo di accordo, poi fallito, tra una forza convintamente federalista europea e un partito euroscettico come i Cinque Stelle, naufragato dalla forte opposizione interna dei deputati dell’Alde contrari ad arretrare sui valori identitari del gruppo. Dall’altra, i pentastellati hanno fatto ritorno al gruppo di Farage l’EFDD accettando le dure condizioni imposte pur di non perdere i fondi a cui hanno diritto solo gli eurodeputati appartenenti a un gruppo politico. Gli eurodeputati grillini dovranno ora sottostare al volere di Farage, lavorare per un referendum contro l’euro, cedere le posizioni chiave, premere per le dimissioni di David Borrelli da vicepresidente del Gruppo EFDD, licenziare il funzionario che insieme a Borrelli ha condotto le trattative con il gruppo dell’Alde, seguire le posizioni politiche di Farage. Così alcuni eurodeputati grillini starebbero meditando di lasciare l’M5S: il parlamentare Marco Affronte lascia il Movimento ed emigra verso i Verdi europei, riporta Repubblica, sulla soglia ci sarebbe anche Dario Tamburrano .
Ma anche al leader dei Democratici e Liberali le cose non vanno certamente bene, avrebbe potuto puntare ad essere eletto cercando una alleanza con il gruppo dei Socialisti e Democratici, secondo l’analisi, nel caso di un mancato accordo della grande coalizione tra PPE e S&D, ma dopo quest’ultima manovra di palazzo che ha spiazzato un po’ tutte le forze europeiste, questa eventualità rimane sempre più remota. Il gruppo probabilmente punterà solo ad ottenere delle posizioni chiave in cambio del supporto a un candidato nella corsa finale.
Mentre Tajani e Pittella saranno supportati dalla quasi totalità degli eurodeputati dei gruppi che rappresentano e potranno così facilmente trarre vantaggio rispetto ai candidati dei gruppi più piccoli: il fatto che ogni gruppo politico abbia un proprio candidato alla presidenza dell’Europarlamento ha portato come conseguenza la frammentazione dell’opposizione rispetto ai due leader principali in corsa e questo potrebbe perciò rendere più semplice la contesa finale tra Tajani e Pittella.
Al primo round di votazioni secondo la simulazione di Vote Watch Europe Tajani potrebbe ottenere 216 voti, Pittella 192, Verhofstadt 70, la candidata dei Conservatori Helga Stevens otterrebbe 78 voti, il candidato del partito di Marine Le Pen e Salvini l’Europa delle Nazioni e delle Libertà (ENF), Laurentiu Rebega arriverebbe a 60, mentre 50 voti andrebbero alla britannica Jean Lambert dei Verdi Ue e 27 a Piernicola Pedicini del Movimento Cinque Stelle e candidato per il gruppo EFDD.
Dopo il primo turno di votazioni, Stevens dell’ECR potrebbe raggiungere la terza posizione grazie al supporto anche di eurodeputati non appartenenti al suo gruppo politico ma che si ritrovano vicini alle posizioni della Stevens.
Tra Tajani e Pittella si prefigura, secondo i dati raccolti da Vote Watch Europe, un testa a testa che vedrebbe il candidato popolare vincere per una manciata di voti, undici, rispetto all’avversario: 380 voti al primo contro i 369 del secondo. Tajani vincerebbe, dunque, se tutti i parlamentari fossero presenti al voto e votassero rispettando le posizioni politiche espresse negli ultimi due anni e mezzo. A cambiare le carte in tavola potrebbero essere anche i voti provenienti dagli eurodeputati M5S che non hanno ancora indicato alcuna intenzione di voto rispetto ai principali candidati. Il supporto dei grillini potrebbe giovare in particolare a Pittella che potrebbe vincere grazie a qualche voto in più. Ma questa possibilità appare remota: le relazioni tra il Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle sono decisamente difficili.
Gli eurodeputati che oscillano tra i due candidati dovrebbero essere 89, di questi quarantanove risulterebbero leggermente più vicini a Tajani. Se gran parte degli europarlamentari dell’Alde si astenesse dal voto finale e anche i parlamentari dell’ENF non partecipassero, tra il candidato popolare e il candidato socialista la distanza si ridurrebbe ad appena due voti.
L’analisi però considera che i potenziali elettori di Pittella siano tutti elettori convinti, mentre i potenziali elettori a favore di Tajani siano ancora un po’ oscillanti. Se i partiti marginali, come l’ENF di Le Pen, decidessero di non partecipare al voto finale, Pitella potrebbe quasi sicuramente superare Tajani.
I giochi, le strategie e gli accordi tra i gruppi politici nei corridoi del Parlamento Europeo sono ancora aperti e questo scenario potrebbe cambiare nelle prossime ore o anche nei prossimi giorni, fino all’ultimo momento possibile per la ricerca frenetica di alleanze e voti.
@IreneGiuntella