Un fotoreporter restituisce un futuro all’architettura socialista jugoslava in via di estinzione.
Armin Linke artista, fotografo, filmmaker, lavora sulla crescita progressiva delle diverse attività umane e sui paesaggi naturali e artificiali, cercando di documentare situazioni in cui i confini tra realtà e finzione diventano invisibili. Classe 1966, vive a Berlino ma è cittadino del mondo, sempre alla ricerca di luoghi noti e meno noti, rincorre un’idea che mette a frutto grazie alle sue macchine fotografiche.
Nel 2009 con l’architetto Srdjan Jovanovic Weiss, attraverso tre distinti viaggi, Linke intraprende questo progetto volto a selezionare architetture legate a un periodo severo dell’ex-Jugoslavia concentrando l’attenzione soprattutto sulle realtà balcane della Serbia, Croazia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina. La Federazione Socialista Jugoslava è scomparsa com’è noto nei primi anni ’90 e ha lasciato in eredità monumenti e infrastrutture realizzati tra gli anni ’60 e ’80. Sospesi in un limbo, attraverso la fotografia di Armin Linke essi trovano una chiave di lettura, evidenziando quindi il glorioso passato ed enfatizzando le possibilità di riutilizzo. Linke esplora, con la fotografia, l’eredità.
Nessun rimpianto per un passato dal valore simbolico e istituzionale che avevano con Tito.
Oggi esse sono deserte e vuote.
Le opere fotografiche e il catalogo stesso che né scaturì nel 2012 con una seconda imminente versione (Socialist Architecture: the vanishing act) fanno sì che almeno questi resti trovino una nuova identità nell’immaginario monumentale e artistico.
Un fotoreporter restituisce un futuro all’architettura socialista jugoslava in via di estinzione.