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Una start-up che racconta il mondo, così la stampa tedesca presenta Eastwest


Pubblichiamo la traduzione italiana dell’articolo che il quotidiano di Monaco Süddeutsche Zeitung, uno dei giornali più autorevoli e letti di Germania, ha dedicato alla rivista Eastwest

Dietro la Basilica di S .Pietro, dirigendosi fuori città, ci appare un'altra Roma. Lungo la via Gregorio VII, per esempio, la strada si dipana in ampie volute verso ovest, a volte percorsa da forti volate di vento. Alla sommità della strada, in un appartamento al piano terra di un tipico palazzo anni Sessanta, senza nulla di particolare, viene  pubblicata ogni due mesi una rivista di geopolitica, che analizza solo le questioni più rilevanti e importanti che hanno un impatto sul mondo. La rivista viene pubblicata in tre lingue: italiano, inglese e ultimamente anche in tedesco. Si chiama Eastwest, Il titolo non implica restrizioni geografiche. Anche tra nord e il sud si formano tensioni tra il nuovo e il vecchio mondo.

"Siamo piccoli," ci dice il caporedattore Fabrizia Falzetti, mostrandoci il suo soggiorno, "è tutto qui." Sei collaboratori sono seduti intorno ad un tavolo stretto e lungo con davanti quattro portatili: gli editori, il grafico, la segretaria, tutti a stretto contatto di gomito. Stanno aggiornando il sito. L'atmosfera è quella di una start-up e odora di moka. Scatoloni ancora da aprire sono disseminati sul pavimento. Per fumare, i colleghi escono in giardino.

Tutto qui, tutto molto piccolo, eccetto l'ambizione, che è forte. "Vorremmo essere un po' come l'Economist," dice Falzetti. I temi internazionali vengono trattati in testi brevi e concisi, con un dossier analitico in ogni numero. Trump, il G7, la Cina. Ma invece di uscire settimanalmente come il suo modello inglese, esce sei volte l'anno.

Per molti mesi la rivista è anche stata venduta nelle edicole in Germania, Svizzera e Austria. Le copertine sono sempre molto colorate, facili da notare. La Germania è un'avventura emozionante, ci dice Falzetti, ma anche una questione di affari.

La rivista ha già compiuto il suo tredicesimo anno di vita. Fino a poco tempo fa era intitolata East ed era molto più eclettica. Ospitava anche rubriche culturali e di intrattenimento. È stata lanciata da UniCredit, la più grande banca italiana. Niente di strano. In Italia, la maggior parte delle banche finanziava riviste, per poter dire di contribuire anche alle iniziative intellettuali oltre che a occuparsi di soldi e profitti. Ma la crisi bancaria ha posto fine a molti di questi progetti.

All’inizio la rivista si chiamava East perché si concentrava sulle opportunità che stavano nascendo nell'est Europa, un'area dove la banca contava di crescere. Il responsabile era un ex-diplomatico napoletano, Giuseppe Scognamiglio, che dirige il dipartimento Affari Pubblici di UniCredit – un uomo con vaste conoscenze. La rivista è stata una sua idea, ora ne è il direttore.

Qualche anno fa, la banca ha deciso di ridurre la propria quota di proprietà. Il centro studi European Council of Foreign Relations, di cui è membro anche Joschka Fischer, e un'agenzia di comunicazione hanno rilevato delle quote azionarie. UniCredit detiene ancora una quota del 40% in Europeye, la casa editrice di Eastwest. "Tutti pensano che sia la banca a coprire gli ammanchi di cassa, perfino i dipendenti," sospira Falzetti, ridendo, "ma non è il caso". C'è stato un primo finanziamento in conto capitale, poi basta.

Grazie ai suoi contatti, Scognamiglio è riuscito a riunire molte personalità di primo piano, che formano il comitato scientifico della pubblicazione. Tre ex-primi ministri italiani, Romano Prodi, Enrico Letta e Giuliano Amato, oltre a Philipp Rösler e Joschka Fischer, partecipano ai lavori. "Non ricevono alcun compenso per tutto ciò," ci dice Falzetti. Ma ogni due mesi, UniCredit invita i membri del comitato ad un pranzo di lavoro in uno dei suoi grattacieli milanesi, all'ultimo piano, conosciuto come il "tetto", dove discutono dei temi da trattare nei prossimi numeri.

Falzetti vi prende sempre parte per prendere appunti. Poi nella redazione al piano terra a Roma decidono come attuare i vari indirizzi. Cercano l'autore giusto, assegnano le collaborazioni. Prodi contribuisce a ogni numero con un suo articolo in una rubrica intitolata "Punti di Vista". Scognamiglio scrive l'editoriale e intervista persone che possono fornire uno sguardo interessante sui fatti del mondo. Perciò questa piccola rivista pubblica conversazioni e opinioni esclusive, a cui accede grazie alla rete di conoscenze del suo direttore.

Le linee guida editoriali, a detta di Falzetti, sono "profondamente europeiste", e "continentali", con questo intendendo che si considerano un'alternativa alla visione prevalentemente anglo-sassone del mondo. La rivista si occupa di Italia solo quando c'è qualcosa che possa interessare il resto del mondo, come il ruolo dell'Italia in Libia. Così in primavera, quando gli italiani eleggeranno un nuovo parlamento, l'Italia probabilmente dominerà la copertina di Eastwest.

La rivista è cresciuta rapidamente. In Italia le copie a stampa vendute sono salite in fino al 10.000 copie. Probabilmente perché la gente vuole capire meglio questo mondo così complesso e talvolta confuso dove viviamo. Quando, un anno fa, la casa editrice Verlagsunion ha chiamato da Berlino per segnalare il proprio interesse nel distribuire la rivista in Germania, “siamo rimasti "sotto shock", racconta Falzetti. Con la nuova edizione, la società si è ingrandita di nuovo, e dato che la maggioranza degli autori sono italiani, principalmente giornalisti e esperti di esteri, i testi si sono dovuti tradurre anche in tedesco, oltre che in inglese.  

Così al momento, Eastwest spende di più in traduzioni che nel commissionare articoli originali. "La traduzione deve essere buona", dice Falzetti, "ciò significa molto più lavoro e più costo." Ultimamente sono state ricevute richieste per un'edizione in portoghese e una in spagnolo. Altri due shock per un piccolo team che opera in modalità start-up appena fuori dal centro di Roma.

 

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