In Sudan si protesta contro l’inflazione e il governo del presidente Bashir, al potere da trent’anni. Simile la situazione in Zimbabwe, dove la miccia è stato l’aumento del costo del carburante. In Congo si prospetta una crisi politica ancora più seria
Domenica una marcia di protesta a Omdurman, in Sudan, è stata interrotta dalle forze di polizia che hanno utilizzato il gas lacrimogeno contro i manifestanti.
Le proteste nella Repubblica del Sudan vanno avanti dal 19 dicembre scorso. Ad innescarle è stato l’aumento del prezzo del pane – lo stato generale dell’economia è pessimo –, ma sono subito diventate il veicolo dell’insofferenza e del malcontento popolare nei confronti del Presidente Omar al-Bashir, al potere dal 1989 dopo un colpo di stato militare.
I manifestanti chiedono le dimissioni di Bashir, ritenuto responsabile della diffusa corruzione e della situazione di crisi economica – l’inflazione è molto alta e complica l’accesso al cibo e ai medicinali –, le cui cause sembrerebbero affondare nella perdita dei giacimenti petroliferi a seguito della secessione del Sudan del sud nel 2011. Il governo di Khartum ha reagito con violenza alle proteste: da dicembre si contano circa quaranta vittime tra i manifestanti.
Altri paesi d’Africa sono al momento investiti da forti tensioni. In Zimbabwe ad esempio si protesta contro l’aumento dei prezzi del carburante e, di riflesso, contro il Presidente Emmerson Mnangagwa: come in Sudan, anche in Zimbabwe c’è una grave crisi economica e un alto tasso di inflazione. In Congo si prospetta invece una crisi politica ancora più seria dopo che la corte costituzionale ha riconosciuto la vittoria di Felix Tshisekedi alle elezioni presidenziali: il candidato arrivato secondo ha parlato di brogli e ha respinto il verdetto della corte, dicendo di considerarsi l’unico presidente legittimo.
@marcodellaguzzo
In Sudan si protesta contro l’inflazione e il governo del presidente Bashir, al potere da trent’anni. Simile la situazione in Zimbabwe, dove la miccia è stato l’aumento del costo del carburante. In Congo si prospetta una crisi politica ancora più seria