La Corte Suprema dell’India chiede la normalizzazione della regione. Il Ministro degli Esteri di Nuova Delhi: anche la parte occupata dal Pakistan diventerà nostra
Restano tese le relazioni tra India e Pakistan. Dopo il downgrade di Kashmir e Jammu, che ha portato alla cancellazione dello status speciale dell’ormai ex Stato federato, cresce l’insofferenza della popolazione locale a minoranza musulmana. La decisione della Corte Suprema di ristabilire la normalità è finalizzata a evitare ulteriori scontri tra i militari e gli abitanti kashmiri, con punti di vista differenti dal lato governativo.
Mesi prima dall’adozione della norma che ha inglobato Kashmir e Jammu nell’Unione indiana, scorporando la regione del Ladakh dallo Stato federato, il Governo di Narendra Modi inviò ulteriori 50.000 militari ai 600.000 già presenti a presidiare l’area, confinante col Pakistan. All’indomani del voto parlamentare sulla cancellazione dello status speciale, sono avvenuti numerosi scontri con l’esercito, il quale ha militarizzato le principali città e interrotto le comunicazioni telefoniche, internet compreso.
Nei giorni scorsi il Presidente del Pakistan Imran Khan ha affermato che la repressione contro la minoranza musulmana avrebbe inasprito l’estremismo. “Quando le atrocità raggiungono un livello così alto, la gente preferirebbe la morte ad una vita di insulti”, ha detto Khan durante una manifestazione a Muzaffarabad, la capitale dell’Azad Kashmir. “Il popolo” — ha proseguito il Presidente pakistano — “si rivolterà contro l’India: non solo i musulmani indiani, ma tutti i musulmani del mondo.”
L’Azad Kashmir è uno Stato del Pakistan ritenuto, tecnicamente, unito al Jammu e al Kashmir, area oggetto del contenzioso con l’India. Parlando ai manifestanti di Muzaffarabad, Khan ha chiesto loro di non riversarsi al confine con l’India ma di aspettare che le Nazioni Unite si espongano sulla questione. Non sarà semplice appianare i rapporti indo-pakistani: nella giornata di ieri, Nuova Dehli ha formalizzato l’arresto di Farooq Abdullah, Presidente della Conferenza Nazionale del Jammu e Kashmir. La mossa indiana è stata eseguita sulla base del Jammu and Kashmir Public Safety Act, norma del 1978 che prevede la possibilità di arresto senza processo per prevenire atti illeciti.
A una situazione già fortemente precaria, si aggiungono le affermazioni del Ministro degli Esteri indiano Subrahmanyan Jaishankar: “La nostra posizione sul PoK (Pakistan-Occupied Kashmir, ndr) è sempre stata e sempre sarà molto chiara. Il PoK è parte dell’India e prevediamo che un giorno avremo la giurisdizione fisica sulla regione.”
@melonimatteo
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