Le elezioni settembrine indette per trovare una chiara maggioranza di Governo non hanno dato le risposte attese. Bene la lista araba
Ancora un sostanziale pareggio, ancora una difficile maggioranza da formare. Israele si ritrova nuovamente nella stessa situazione di maggio, quando Benjamin Netanyahu, al quale il Presidente Reuven Rivlin diede l’incarico per trovare un partner di Governo per l’avvio dell’esecutivo, gettò la spugna, con i deputati che votarono per lo scioglimento della Knesset.
Il messaggio di Netanyahu, riottoso verso l’Iran, gli arabi israeliani e i palestinesi, non ha del tutto sfondato tra l’elettorato (32 seggi guadagnati), che ha premiato — sostanzialmente, un pareggio — Benny Gantz e il suo Kahol Lavan (33 deputati eletti). Rispetto ad aprile, quando si fermarono a 4 seggi, la coalizione dei partiti arabi, uniti in un’unica lista, arriverebbe a 13 scranni, divenendo così il terzo partito della Knesset. Il turnout tra gli elettori arabi israeliani è un confortante 60%, in salita del 10% rispetto alle precedenti elezioni.
Quale lo scenario per Israele? Il Presidente Rivlin ha già concesso a Netanyahu, dopo il voto di aprile, il tempo necessario per tentare la formazione del Governo, senza successo. Stavolta, con i numeri che raccontano l’impossibilità per il Likud e la sua coalizione di raggiungere i 61 seggi necessari alla maggioranza (con gli alleati, infatti, arriverebbero a 55 voti), potrebbe dare l’occasione a Gantz, l’ex capo dell’Idf su posizioni più moderate.
Sarà Avigdor Lieberman l’ago della bilancia. Dopo lo schiaffo a Netanyahu e il suo rifiuto a partecipare a una coalizione con partiti ultraortodossi, potrebbe far pesare i suoi probabili 9 deputati a chi verrà incaricato della formazione del nuovo Governo. Il partito di Lieberman, Yisrael Beiteinu, sarebbe orientato nell’indicare Gantz, per la formazione dell’esecutivo, al Presidente israeliano. Altro scenario, improbabile ma non impossibile, appoggiare il Likud ma senza Netanyahu alla guida del Governo.
@melonimatteo
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