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Svolta nel conflitto al confine tra Turchia e Siria. La mediazione della Russia di Vladimir Putin porta a un significativo compromesso che mette d’accordo le parti in causa, con il decisivo coinvolgimento dell’esercito di Bashar al-Assad. A Sochi, Recep Tayyip Erdogan e il Presidente russo stilano un accordo che prevede la presenza di Mosca sul territorio siriano di nord-est, dal quale le milizie dell’Unità di Protezione Popolare, Ypg, sono in ritirata. La mossa di Donald Trump, il quale ha letteralmente rinnegato il proprio appoggio verso i curdi, ha radicalmente cambiato le alleanze sul campo e lasciato ampi margini di manovra per il Cremlino.
La nuova intesa prevede che gli eserciti di Siria e Russia pattuglino l’area a est dell’Eufrate — obiettivo dell’intervento della Turchia avviato nelle scorse settimane — per l’allontanamento delle forze dell’Ypg e lo sgombero delle armi a loro disposizione. Lo stesso Putin ha raggiunto telefonicamente Assad, sottolineando i punti dell’accordo, accettati dal Presidente siriano. Fonti del Cremlino hanno evidenziato che le guardie di frontiera di Damasco si attiveranno immediatamente per seguire i dettami dell’intesa, affiancate dalla polizia miliare russa.
Nel corso della giornata di martedì, Erdogan ha spiegato che il ritiro delle forze armate curde dall’area interessata continuava all’interno della tregua concordata insieme agli Stati Uniti. Il Presidente turco sostiene che ancora tra i 1200 e i 1300 combattenti Ypg siano nell’area ad est dell’Eufrate. Fonti militari turche, già nel pomeriggio di ieri, accennavano alle trattative con i russi per la creazione di un’ampia safe zone e che Erdoğan sarebbe stato disposto ad accettare la sola presenza di truppe siriane.
Mosca ha operato con tutta la cautela del caso: con una dichiarazione del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, la Russia ha tenuto a precisare, ore prima dal raggiungimento dell’accordo, che solo Damasco, che è il “Governo legittimo della Repubblica Araba Siriana”, avrebbe potuto decidere sulla presenza militare di altri Paesi in Siria. Si era, infatti, paventata l’ipotesi che fosse la stessa Turchia a proseguire il controllo sul territorio siriano confinante. Ma le trattative hanno, infine, premiato il lavoro congiunto di Siria e Russia, con buona pace di Erdogan.
Che la situazione sia complicata lo dimostrano le parole di Bashar al-Assad che, in visita nella provincia di Idlib, si scaglia contro il Presidente turco definendolo “un ladro che vuol rubare la nostra terra”. La guerra civile siriana ha visto più forze fronteggiarsi in diversi contesti, con le Forze Democratiche Siriane — composte in larga misura dall’Ypg —, appoggiate dagli Stati Uniti, fare la guerra all’Isis e contrapposte al Governo di Assad. Con l’iniziativa turca nel nord-est siriano, le Forze Democratiche Siriane e l’Esercito Governativo di Damasco hanno unito le forze per contrastare l’avanzata di Ankara.
Il nuovo accordo, sotto l’egida di Mosca, potrebbe evitare ulteriori morti civili e fermare, per un periodo auspicabilmente lungo, le violenze.
@melonimatteo
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