Tutti dalla stessa parte, anche Russia, Siria, Iraq e i curdi. L’Isis perde il “califfo” e la sua guida spirituale
Stavolta non dovrebbero esserci dubbi: Abu Bakr al-Baghdadi è morto durante un’operazione statunitense in Siria, nella zona di Idlib, togliendosi la vita pur di sfuggire alla cattura. Da quel che si è appreso, l’autoproclamatosi califfo dello Stato Islamico, ora in macerie, “si è fatto saltare in aria e ha ucciso tre dei suoi figli che erano con lui”, come annunciato da Donald Trump durante una conferenza stampa.
Il raid in Siria è stato reso possibile dalle intelligence di numerosi Paesi, e forze sul territorio, coinvolti nella cattura di al-Baghdadi: il Governo di Assad, il Cremlino, Ankara, l’Iraq e i curdi tutti uniti con gli Usa per annientare un nemico comune. L’iniziativa unilaterale di Recep Tayyip Erdogan nel nord-est siriano delle scorse settimane ha avuto l’effetto di scompaginare le carte negli assetti delle alleanze della guerra in Siria e di mettere pressione ai militanti dell’Isis in fuga. All’interno di questo quadro si può leggere anche l’operazione Abu Bakr, terminata con la sua morte.
Il 29 aprile 2019 al-Baghdadi era riapparso in un video di propaganda del già annientato in larga misura Stato Islamico. Le immagini precedenti risalivano al 2014, quando all’interno della moschea al-Nouri di Mosul, in Iraq, il leader dell’Isis tenne un sermone proclamando la nascita del califfato. Dato numerose volte per morto, le sue apparizioni lasciavano stupiti gli analisti e davano fiducia ai combattenti jihadisti. Anche stavolta, sulla scomparsa definitiva di Abu Bakr rimane un velo misterioso in seguito alla diffusione di una notizia proveniente da fonti d’intelligence turca, secondo la quale sarebbe stato ucciso non il “califfo” ma Abu Mohammed al Khalebi, comandante delle milizie di Hurassedin affiliate ad Al Qaeda.
Arrivano messaggi positivi da Mosca. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, afferma che “se confermata la notizia della morte di al-Baghdadi, possiamo parlare di un grande contributo da parte del Presidente degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo internazionale.” Ma dal Ministero della Difesa del Governo russo arrivano dichiarazioni che sminuiscono la fine di Abu Bakr. “Anche se avvenuta, la morte di al-Baghdadi non ha grande valore rispetto alla situazione siriana o nell’azione contro i restanti militanti dell’Isis nella regione di Idlib.”
@melonimatteo
Tutti dalla stessa parte, anche Russia, Siria, Iraq e i curdi. L’Isis perde il “califfo” e la sua guida spirituale