Visti speciali Usa per i cittadini Afghani. Torna l’ambasciatore russo a Washington dopo la crisi di marzo. Vincono gli ambientalisti in Canada: l’oleodotto Keystone XL non si farà. Hong Kong: preoccupazione internazionale per la censura alla stampa. Usa: sequestrati 33 siti web collegati al regime iraniano.
Visti speciali per gli afghani
Aumentano gli appelli verso il Presidente Joe Biden di evacuare i cittadini afgani che hanno collaborato con l’amministrazione Usa, prima che le truppe lascino il Paese. “Dobbiamo aiutare chi ci ha aiutato. Ci sono persone in Afghanistan che hanno lavorato con i nostri diplomatici e soldati: guide, traduttori….” ha dichiarato il Segretario di Stato Anthony Blinken.
Nonostante i talebani abbiano promesso di non attaccare coloro che hanno lavorato per gli interessi occidentali, sono molti gli afgani alla ricerca di un visto. L’amministrazione Usa sta accelerando un programma che prevede visti speciali, sono già 18mila le persone che hanno chiesto il trasferimento negli Usa. Quella cifra però non include i coniugi e figli, che porterebbero il totale dei richiedenti a circa 70.000 persone.
Il ritiro definitivo del contingente americano è iniziato il 1 maggio, tutte le truppe internazionali, comprese le 7.000 forze della Nato, partiranno entro l’11 settembre.
Voto: 8 all’Amministrazione USA, che non ripete gli errori gravi del passato
L’ambasciatore russo torna a Washington
L’ambasciatore della Federazione Russa a Washington, Anatoly Antonov, è tornato negli Stati Uniti. Il ritorno dei due ambasciatori, Antonov per la Russia e John Sullivan per gli Usa, dopo la crisi diplomatica di marzo, è stato uno dei temi affrontati durante il summit tra Vladimir Putin e Joe Biden a Ginevra.
Antonov era stato richiamato a Mosca, dopo che il Presidente Biden, nel corso di un’intervista, aveva definito Putin un “killer”. Stessa sorte per Sullivan, convocato a Washington per “consultazioni”. “Parto con uno stato d’animo ottimista basato sui risultati dell’incontro tra i due presidenti” ha dichiarato Antonov in partenza da Mosca.
Voto: 7 al summit Putin – Biden, nella misura in cui ha contribuito a ricreare un clima costruttivo
Cancellato il progetto dell’oleodotto Keystone XL
La società canadese TC Energy ha annunciato che l’oleodotto Keystone XL non si farà. Il progetto, che avrebbe consentito al Canada di esportare in grandi quantità il petrolio ricavato dalle sabbie bituminose, è definitivamente tramontato.
L’oleodotto negli ultimi 13 anni era stato al centro di molte battaglie degli ambientalisti nordamericani, secondo i quali per ottenere petrolio grezzo dalle sabbie bituminose, si sarebbero consumate grandi quantità di energia, con un impatto ambientale molto maggiore rispetto all’estrazione tradizionale dai pozzi. Dopo essere stata bloccata da Obama, l’opera aveva però avuto il via libera da Donald Trump, che se ne era occupato con uno dei primi ordini esecutivi firmati in veste di Presidente. La decisione di TC Energy è arrivata dopo che il Presidente Joe Biden, ha firmato un ordine esecutivo, revocando di nuovo i permessi.
Una vittoria delle associazioni ambientaliste, che hanno dichiarato che la cancellazione di Keystone XL rappresenta un “momento fondamentale” nello sforzo di frenare l’uso dei combustibili fossili.
Voto: 8 a Biden. Basta con i combustibili fossili, soprattutto se così inquinanti
Carrie Lam risponde agli Usa sulla libertà di stampa
Il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price ha affermato che gli Stati Uniti sono profondamente preoccupati per l’uso politico che la Cina fa della legge sulla sicurezza nazionale, dopo che a Hong Kong oltre 500 agenti di polizia hanno fatto irruzione negli uffici del giornale filo-democratico Apple Daily e hanno arrestato cinque dirigenti e il direttore Ryan Law, accusandoli di cospirazione. Le autorità hanno inoltre bloccato tutti i fondi della testata, rendendo così impossibile per l’editore sostenere spese e stipendi.
Dopo 26 anni il tabloid più letto di Hong Kong ha così deciso di chiudere. La Chief executive della regione Carrie Lam, commentando le dichiarazioni americane, ha ribadito che le azioni della polizia non fossero volte a ostacolare la libertà di stampa, ma che in gioco ci fosse la sicurezza della nazione.
Voto: 0 spaccato a Carrie Lam. Non vorremmo mai vedere la polizia fare irruzione nelle sedi dei giornali. Bruttissima pagina…
Il Dipartimento di Giustizia USA sequestra 33 siti iraniani
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha posto sotto sequestro 33 siti web collegati all’Iran affermando che questi si trovavano su domini di proprietà statunitense e violano le sanzioni. Gestiti dall’Unione della radio e televisione islamica iraniana, questi siti sarebbero responsabili di campagne di diffamazione contro gli Stati Uniti. Anche la pagina web di Press tv, l’emittente statale in lingua inglese, è stata bloccata, “Il dominio presstv.com è stato sequestrato dal governo degli Stati Uniti” si legge sul sito. I domini appartengono a società americane ma, secondo il dipartimento di Giustizia, i media iraniani non avrebbero avuto le licenze necessarie per utilizzarli.
Il ministero degli Esteri iraniano ha definito il sequestro un esempio di “sforzo sistematico mettere a tacere le voci indipendenti nei media”. La mossa americana è arrivata pochi giorni dopo la vittoria alle lezioni presidenziali dell’ultra-conservatore Ebrahim Raisi.
Voto: 4 al Dipartimento di Giustizia Usa. Non mi sembra un grande contributo alla distensione
Aumentano gli appelli verso il Presidente Joe Biden di evacuare i cittadini afgani che hanno collaborato con l’amministrazione Usa, prima che le truppe lascino il Paese. “Dobbiamo aiutare chi ci ha aiutato. Ci sono persone in Afghanistan che hanno lavorato con i nostri diplomatici e soldati: guide, traduttori….” ha dichiarato il Segretario di Stato Anthony Blinken.
Nonostante i talebani abbiano promesso di non attaccare coloro che hanno lavorato per gli interessi occidentali, sono molti gli afgani alla ricerca di un visto. L’amministrazione Usa sta accelerando un programma che prevede visti speciali, sono già 18mila le persone che hanno chiesto il trasferimento negli Usa. Quella cifra però non include i coniugi e figli, che porterebbero il totale dei richiedenti a circa 70.000 persone.