Gli economisti prevedono una ripresa debole e irregolare in quest’area. Notizie positive dalle start-up africane, che dovrebbero raccogliere 5 miliardi di dollari di finanziamenti, più dei tre anni precedenti messi insieme
La scarsa diffusione dei vaccini (solo il 7,35% della popolazione del continente finora è stata vaccinata con due dosi) unita alla bassa presenza di misure sanitarie per il controllo dell’epidemia hanno pesato sull’economia dell’Africa sub-sahariana, che nel 2020 per la prima volta in venticinque anni è entrata in recessione, segnando un -1,7% con alcuni stati, come il Botswana, Namibia, Zimbabwe o Repubblica del Congo che hanno superato il -8%. Tuttavia, nel 2021, l’Africa sub-sahariana è uscita dalla recessione, ma la sua ripresa è ancora timida e fragile, trainata dalla crescita economica globale e più nello specifico dal vistoso aumento dei prezzi delle materie prime.
Le stime contenute nel ventiquattresimo rapporto semestrale Africa’s pulse, pubblicato lo scorso ottobre dalla Banca mondiale, indicano che nel 2021 la macroregione potrà crescere del 3,3%: una ripresa più debole rispetto alle altre emergenti economie di mercato. Nel biennio 2022-23, si prevede una crescita a tassi inferiori al 4%, ma sarebbe possibile superare il 5% con una rapida distribuzione del vaccino contro il Covid-19, che consentirebbe il ritiro delle misure di contenimento nell’area sub-sahariana.
La crescita economica più debole si tradurrà in un peggioramento delle condizioni di vita generali, con il risvolto dell’instabilità politica e securitaria, che facilmente si collega nei contesti dove cresce l’insicurezza alimentare e sanitaria, si abbassa livello di istruzione e aumentano genericamente tutte le condizioni di povertà.
Crescita irregolare
Gli economisti hanno registrato anche un’altra peculiarità in tutta l’area a sud del Sahara consistente in una crescita irregolare, come dimostrano i dati della Repubblica democratica del Congo (RdC) e del Sudafrica.
Secondo quanto dichiarato, la settimana scorsa, in una conferenza stampa dal direttore generale del Fondo monetario internazionale (FMI), Kristalina Georgieva, la RdC dovrebbe crescere del 5,4% nel 2021 e del 6,4% nel 2022. Georgieva ha lodato il Paese africano per la performance economica registrata durante la pandemia, in cui “il primo produttore mondiale di cobalto ha beneficiato dei prezzi più alti delle materie prime, ma soprattutto delle riforme che il Presidente Félix Tshisekedi e il suo Governo hanno portato avanti”.
Di contro, gli analisti di PricewaterhouseCoopers (PwC) hanno evidenziato che il Sudafrica rischia di mancare il suo obiettivo di crescita previsto di circa il 5%. I dati di Stats SA, il servizio statistico nazionale sudafricano, rivelano che la seconda economia più grande del continente è cresciuta al 5,8% nei primi tre trimestri dell’anno, ma l’emergere della nuova variante Omicron, insieme ai conseguenti divieti di viaggio imposti da più di 90 Paesi, provocheranno un rallentamento della crescita nell’ultimo trimestre di quest’anno.
PwC stima infatti che le restrizioni di viaggio da sole potrebbero produrre una perdita di entrate dall’estero, che potrebbe arrivare fino a 406 milioni di dollari riducendo la crescita media annua a meno del 5%.
I finanziamenti alle start-up tecnologiche
Nel frattempo, giungono notizie positive dalle start-up tecnologiche africane, come conferma Dario Giuliani, direttore della Briter Bridges Intelligence, una società londinese di analisi aziendale con focus sull’Africa. Giuliani afferma che le start-up africane dovrebbero raccogliere 5 miliardi di dollari di finanziamenti nel 2021: un importo superiore alla somma dei tre anni precedenti messi insieme. Secondo la società di analisi aziendale, l’aumento degli investimenti nel settore è in parte dovuto al richiamo delle imprese di Fintech (tecnologia finanziaria) nel continente, che ha contribuito a far nascere quattro nuovi “unicorni” (aziende private valutate oltre 1 miliardo di dollari) nel settore Fintech: Flutterwave, Interswitch, Fawry e Jumia.
Sebbene gli investimenti nelle start-up in Africa stanno registrando un anno record, il continente è ancora molto indietro rispetto agli accordi di Venture Capital (forma d’investimento ad alto rischio tipicamente orientata a finanziare start-up innovative) realizzati in altri mercati emergenti come India, America latina e Sud-est asiatico.
Una delle maggiori sfide che il mercato africano delle start-up deve affrontare è la carenza di investimenti nella fase iniziale. Sebbene il finanziamento di avviamento costituisca gran parte del volume totale delle operazioni di Venture Capital in Africa, ha rappresentato solo il 6% del valore totale delle operazioni segnalate nel continente tra il 2014 e il 2020. Questo squilibrio dimostra quanto possano essere impervie le opportunità di raccolta di capitali su piccola scala per le start-up africane. Sempre più aziende stanno cercando di far crescere le proprie attività, ma il loro percorso verso la scalabilità e lo sviluppo è ostacolato dai finanziamenti limitati nella fase iniziale.
Tuttavia, è indiscutibile che gli ultimi dati lasciano ben sperare e le start-up in Africa stanno creando nuove opportunità di mercato, avendo raccolto la notevole cifra di 1,1 miliardi di dollari in un anno come il 2020, che è stato senza dubbio difficile per gli investimenti privati a livello globale.
Ciononostante, nei passati dodici mesi, in Africa sub-sahariana si è registrato un aumento di 2,2 volte del volume delle trattative, rispetto al 2019, corrispondente a più di un terzo delle 933 trattative di Venture Capital segnalate in Africa, tra il 2014 e il 2020.
Un dato che attesta come, malgrado l’impatto della crisi sanitaria globale, il Venture Capital africano era ed è tuttora ricco di potenziale. Come conferma anche il secondo e ultimo rapporto sul Venture Capital in Africa realizzato dall’African Private Equity and Venture Capital Association (AVCA), che nel 2020 rileva un record di 319 accordi registrati, rispetto ai 140 accordi registrati nel 2019.
Una spinta inequivocabile che testimonia come imprenditori e investitori hanno resistito alla tempesta della pandemia con notevole forza d’animo. Una resistenza evidenziata dai titoli quasi quotidiani che i giornali locali dedicano a imprenditori e start-up africani, iperattivi nel raccogliere finanziamenti da investitori internazionali per crescere, scalare e continuare a innovare.