Trump, strappo sul Golan
Israele ha annesso l’altopiano nel 1981, senza riconoscimento internazionale, ora concesso dagli Usa. La Siria protesta
Israele ha annesso l’altopiano nel 1981, senza riconoscimento internazionale, ora concesso dagli Usa. La Siria protesta
Il Presidente americano Donald Trump ha scritto su Twitter che «è tempo che gli Stati Uniti riconoscano la sovranità di Israele sulle alture del Golan», ovvero l’altopiano nel sud-ovest della Siria occupato per gran parte da Israele dopo la Guerra dei sei giorni del 1967, e poi annesso unilateralmente nel 1981.
Secondo Trump, le alture del Golan hanno una grande rilevanza strategica e sono importanti per la sicurezza di Israele. Il suo tweet è arrivato mentre il Segretario di Stato americano Mike Pompeo si trovava in visita a Gerusalemme, dove gli Stati Uniti – per decisione della Casa Bianca – hanno spostato la propria ambasciata nel Paese. Tra una settimana, inoltre, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sarà a Washington.
Dopo Gerusalemme, con il riconoscimento del Golan Trump ha legittimato un’altra delle principali rivendicazioni di Israele. Difficilmente però la decisione porterà più stabilità in Medio Oriente, come detto dal Presidente: le alture del Golan sono non soltanto contese da più Paesi, ma sono anche una zona calda negli scontri tra Israele, l’organizzazione libanese Hezbollah e altri gruppi sciiti fedeli all’Iran. Netanyahu accusa l’Iran di utilizzare la Siria come “piattaforma per distruggere Israele”, e per questo ha ordinato diversi bombardamenti sul suolo siriano. L’Iran è anche il grande nemico dell’amministrazione Trump in Medio Oriente.
Oltre alle questioni geopolitiche e militari – il contenimento di Teheran, il controllo su Damasco –, per Israele le alture del Golan sono importanti anche perché ricche di risorse naturali, soprattutto di acqua. La Siria ha condannato la dichiarazione di Trump, ma ha aggiunto che questa non cambierà il fatto che il Golan “era e rimarrà siriano” e si è detta pronta a riconquistarlo. Dalla parte di Damasco si sono schierati l’Iran, la Russia e anche la Turchia, avversaria di Bashar al-Assad.
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