Arabia Saudita ed Emirati si sono serviti di NSO Group, il software israeliano che ha controllato la cerchia di Khashoggi, per spiare alcuni reporter di Al Jazeera
Arabia Saudita ed Emirati si sono serviti di NSO Group, il software israeliano che ha controllato la cerchia di Khashoggi, per spiare alcuni reporter di Al Jazeera
Un software della società israeliana NSO Group, già usato per spiare la cerchia del giornalista Jamal Khashoggi ucciso al Consolato saudita di Istanbul, è servito ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti per controllare numerosi reporter della tv del Qatar Al Jazeera. La grave accusa arriva dai ricercatori del Citizen Lab e della Munch School affiliati all’Università di Toronto.
Cosa è successo
Nei giorni scorsi, le due istituzioni dell’università canadese hanno pubblicato una ricerca che dimostra l’uso dello spyware Pegasus, prodotto dall’azienda di cyber-security israeliana, per il controllo di attivisti politici e dissidenti. Per ultimi, le voci dei giornalisti della tv qatariota, che utilizzerebbe un approccio critico verso Riad e Abu Dhabi. I reporter di Al Jazeera spiati sarebbero almeno 36, oltre alla giornalista Rania Dridi del canale tv satellitare Al Araby, che trasmette da Londra.
La pubblicazione dell’Università di Toronto ha evidenziato come 3 dipendenti della NSO Group lavorino su 18 cellulari per conto del Governo saudita, mentre un altro lavoratore della società di cyber-security su 15 dispositivi mobili di interesse all’esecutivo emiratino. Il fatto non è nuovo: già la Reuters nel 2019 scoprì come ex funzionari del Governo statunitense al servizio degli Emirati controllavano fin dal 2016 l’Emiro del Qatar, il vice Primo Ministro turco Mehmet Şimşek, attivisti per la pace in Yemen come Tawakkol Karman, il Ministro degli Esteri dell’Oman Yusuf bin Alawi bin Abdullah.
Il Quartetto Arabo e la geopolitica del Golfo
L’accerchiamento del Qatar, anch’esso membro del Gulf Cooperation Council, e la crisi nelle relazioni con Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti ed Egitto giunge in un crescendo di tensioni che ha visto Doha riposizionarsi unilateralmente in diversi contesti. La vicinanza a Turchia e Iran, l’appoggio alle ribattezzate primavere arabe — delle quali si sono celebrati nei giorni scorsi i 10 anni — e l’importanza del gruppo mediatico Al Jazeera, sempre più critico nei confronti dei Paesi del Quartetto, ha lacerato le relazioni tra gli Stati.
La rottura delle relazioni diplomatiche e il boicottaggio imposto al Qatar nel 2017 arrivò insieme a una lista di richieste che Doha avrebbe dovuto implementare per l’eliminazione del blocco, tra le quali la chiusura della rappresentanza diplomatica a Teheran e la fine dei presunti rapporti con gruppi ritenuti organizzazioni terroristiche quali Hezbollah, la Fratellanza Musulmana e persino lo Stato Islamico.
Dopo il no di Doha intervenne anche Rex Tillerson, allora Segretario di Stato degli Usa, che chiese ai Paesi del Quartetto che ponessero richieste definite “ragionevoli e attuabili”. Ma il ruolo di Tillerson sarebbe stato ancor più decisivo per scongiurare un piano di invasione contro il Qatar: Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti avrebbero avuto già pronto un progetto per l’invasione del Paese, bloccato dagli Stati Unti e dallo stesso Segretario di Stato, che su pressione di Riad e Abu Dhabi si sarebbe poi dimesso dall’amministrazione Trump nei mesi successivi.
Arabia Saudita ed Emirati si sono serviti di NSO Group, il software israeliano che ha controllato la cerchia di Khashoggi, per spiare alcuni reporter di Al Jazeera
Un software della società israeliana NSO Group, già usato per spiare la cerchia del giornalista Jamal Khashoggi ucciso al Consolato saudita di Istanbul, è servito ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti per controllare numerosi reporter della tv del Qatar Al Jazeera. La grave accusa arriva dai ricercatori del Citizen Lab e della Munch School affiliati all’Università di Toronto.
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