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Argentina: Javier Milei e la sua shock-therapy


L'esperimento Liberal-Libertario in Argentina è partito con una serie di misure shock per deregolamentare l'economia. Forte la svolta anche nell'ambito geopolitico: attriti con la Cina e il Brasile, e apertura a Usa e Ue nei settori del litio e idrocarburi.

L’economista “anarco-capitalista” argentino, Javier Milei, ha inaugurato lo scorso 10 dicembre il suo governo all’insegna di una promessa di rifondazione del paese. Si tratta del primo esperimento “liberal-libertario” al mondo, come lo stesso presidente lo ha definito, in un paese strangolato dalle continue crisi economiche, il debito estero e dove la grande maggioranza della popolazione diffida ormai di tutta la dirigenza politica tradizionale. Questi i principali motivi che spiegano l’ampia vittoria di Milei, stravagante protagonista dei talk-show politici nella tv argentina dal 2018, divenuto presidente dopo soli due anni dal suo sbarco ufficiale in politica.

Il suo discorso in campagna elettorale, violentissimo nei confronti della classe politica tradizionale, la “casta” spendacciona contro la quale brandiva la motosega simbolo dei tagli al welfare, in fin dei conti ha retto la sfida del passaggio alla politica istituzionale. Nei primi giorni afosi di dicembre a Buenos Aires, Milei e il suo entourage si sono trovati di fronte alla scelta tra una moderazione della propria posizione in cerca di maggior sostegno parlamentare, visto che il suo partito, La Libertad Avanza, può contare solo su 40 deputati su 257, e 7 senatori su 72; oppure mantenere la linea dura in difesa dello smantellamento dell’apparato statale nell’ambito economico.

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