Brexit logora tutti
Una ulteriore responsabilità si abbatte sulla insipiente leadership britannica: i risultati della sua miopia non si abbattono solo sui sudditi di Sua Maestà...
Una ulteriore responsabilità si abbatte sulla insipiente leadership britannica: i risultati della sua miopia non si abbattono solo sui sudditi di Sua Maestà…
Anche se la vicenda Brexit, più pasticciata di un pudding, avrà conseguenze negative soprattutto per gli inglesi, in realtà saremo in tanti a patire le conseguenze di questa scelta miope, “hard” o “soft Brexit” che sia. Il guazzabuglio dell’uscita dall’Unione Europea della Perfida Albione toccherà anche noi: non è solo per i poveri camionisti del nostro Paese, che al pari di tutti quelli europei, dovranno sostare ore e ore alla ripristinata dogana, prima di varcare la frontiera di Dover.
Il guaio principale è che l’Italia ha un saldo commerciale fortemente attivo con il Regno Unito: esportiamo più di quanto importiamo. Le tariffe doganali andrebbero così a colpire soprattutto le nostre esportazioni, salvo inevitabile adeguamento delle nostre tariffe per i loro beni, per una guerra automatica che impoverirà tutti. Il nostro commercio si basa in buona parte su piccole e medie aziende, oltre il 90%, troppo fragili per fare sistema e imporre i loro prezzi se non in modo competitivo: per non parlare delle aziende italiane il cui unico mercato estero è quello britannico. Quest’ultime sarebbero le prime a morire come mosche, sulle spiagge della Manica, martellate dalle nuove tariffe.
E i nostri emigrati? Un’uscita senza accordi farebbe venir meno gli impegni già presi sui diritti dei tre milioni di cittadini europei, fra i quali 700 mila italiani, ormai alla stregua di precari, formalmente licenziabili con un colpo di tosse. Londra ha assicurato che proteggerà unilateralmente i loro diritti, ma il loro status tornerebbe incerto. Già oggi formalmente i nostri connazionali sul Tamigi sono dei semiclandestini accettati sul territorio britannico per il benvolere della Graziosa Sovrana.
Ma in caso di “hard Brexit” gli europei perderebbero il diritto di residenza permanente e non avrebbero più accesso automatico al sistema sanitario britannico (e nemmeno al patrocinio gratuito legale in caso di necessità). Alle frontiere degli aereoporti ci sarebbero code per i controlli e potrebbe essere reintrodotto un sistema di visti. Potrebbero anche tornare in vigore le salatissime tariffe di roaming, abolite nella Ue, per le telefonate da e per la Gran Bretagna (anche se ormai con le app di Internet, che scavalca ogni frontiera, si telefona gratis). Il Governo di Theresa May ha tuttavia più volte assicurato che non intende «deportare» nessuno che sia già residente qui.
Troppa grazia.
Insomma, quel che sta succedendo in tempi di Brexit dovrebbe fare riflettere i sovranisti di casa nostra. Perché così come c’è sempre un posto più a Nord di noi, c’è sempre uno Stato più sovranista del nostro.
Questo contenuto è riservato agli abbonati
Abbonati per un anno a tutti i contenuti del sito e all'edizione cartacea + digitale della rivista di geopolitica
Abbonati per un anno alla versione digitale della rivista di geopolitica