La posizione di Ream è strategica per le rotte di navigazione nel mar Cinese meridionale e molto utile alla marina militare di Pechino, che punta a costruire una rete di porti che la congiungano con quello di Gibuti, già base navale cinese.
Mercoledì scorso la Cambogia ha annunciato un grande piano di ammodernamento della base navale di Ream. Il porto sarà reso più profondo in modo da permettere l’attracco di grandi navi e verrà dotato di un complesso per la manutenzione delle imbarcazioni, di un molo e di un bacino di carenaggio nuovi. Non sono però le caratteristiche dell’infrastruttura ad aver interessato la stampa internazionale e ad aver creato preoccupazione agli Stati Uniti e all’Australia, ma un dettaglio tutt’altro che secondario: il rinnovamento di Ream verrà realizzato grazie a finanziamenti cinesi. L’ambasciatore della Cina in Cambogia, presente alla cerimonia di annuncio del progetto, ha parlato della cooperazione tra i due paesi come di una “partnership di ferro”.
Timori americani
Gli americani, in particolare, temono dunque che la Cina possa fare di Ream un proprio avamposto militare. La posizione geografica della base, nel sud della Cambogia, è del resto strategica: il porto affaccia sul golfo del Siam (o della Thailandia), vicino a importanti rotte di navigazione e al mar Cinese meridionale, che Pechino rivendica praticamente tutto a sé. Secondo fonti anonime del Washington Post, la Cina starebbe costruendo in segreto una struttura navale nella parte settentrionale della base di Ream, a uso esclusivo della propria marina. Il ministero degli Esteri cinese ha negato e lo stesso ha fatto il ministro della Difesa cambogiano, Tea Banh, precisando che la costituzione nazionale vieta l’apertura di basi militari straniere nel paese. Il ministro degli Esteri Prak Sokhonn ha dichiarato che l’ammodernamento del porto serve esclusivamente al potenziamento delle capacità di sicurezza navale della Cambogia.
Sintonia Cina e Cambogia
Ma tra Phnom Penh e Washington i rapporti non sono buoni. Al contrario, sono incrinati da tempo, perché gli Stati Uniti hanno accusato il primo ministro Hun Sen – al potere da oltre trentacinque anni – e il suo Partito popolare di reprimere l’opposizione. La Cambogia ha così finito per avvicinarsi alla Cina, con la quale c’è maggiore sintonia politica, che è finita per diventare di gran lunga la principale investitrice nel paese, tra accordi di business e assistenza allo sviluppo. In cambio, la Cambogia sostiene le posizioni cinesi nelle sedi internazionali.
La via del Mare di Pechino
Ad oggi la Cina possiede ufficialmente una sola base all’estero: si trova a Gibuti, sul golfo di Aden, in Africa orientale. Da un punto di vista geopolitico, una postazione militare a Ream sarebbe estremamente utile a Pechino, che ha interesse a garantirsi un maggiore accesso al mar Cinese meridionale e una migliore capacità di proiezione di potenza nella regione dell’Indo-Pacifico.
La Cina in realtà ha intenzione di costruire una rete logistica più ampia per le proprie imbarcazioni, per ragioni sia espansive (aumentare la sua influenza nel mondo) che difensive (salvaguardare il transito delle navi che la riforniscono di merci ed energia). Vuole insomma creare una “collana di perle”, ovvero di porti dove far sostare portaerei e sottomarini bisognosi di rifornimento. Come ha spiegato l’analista taiwanese Ci Le Yi al Guardian, una volta uscita dal mar Cinese meridionale, la marina militare di Pechino potrebbe fare sosta a Ream, in Cambogia. Poi verrebbero il Myanmar (il porto di Kyaukpyu), il Bangladesh (Chittagong), lo Sri Lanka (Hambantota) e il Pakistan (Gwadar). L’immaginaria “collana” si chiuderebbe a Gibuti.
Mercoledì scorso la Cambogia ha annunciato un grande piano di ammodernamento della base navale di Ream. Il porto sarà reso più profondo in modo da permettere l’attracco di grandi navi e verrà dotato di un complesso per la manutenzione delle imbarcazioni, di un molo e di un bacino di carenaggio nuovi. Non sono però le caratteristiche dell’infrastruttura ad aver interessato la stampa internazionale e ad aver creato preoccupazione agli Stati Uniti e all’Australia, ma un dettaglio tutt’altro che secondario: il rinnovamento di Ream verrà realizzato grazie a finanziamenti cinesi. L’ambasciatore della Cina in Cambogia, presente alla cerimonia di annuncio del progetto, ha parlato della cooperazione tra i due paesi come di una “partnership di ferro”.
Gli americani, in particolare, temono dunque che la Cina possa fare di Ream un proprio avamposto militare. La posizione geografica della base, nel sud della Cambogia, è del resto strategica: il porto affaccia sul golfo del Siam (o della Thailandia), vicino a importanti rotte di navigazione e al mar Cinese meridionale, che Pechino rivendica praticamente tutto a sé. Secondo fonti anonime del Washington Post, la Cina starebbe costruendo in segreto una struttura navale nella parte settentrionale della base di Ream, a uso esclusivo della propria marina. Il ministero degli Esteri cinese ha negato e lo stesso ha fatto il ministro della Difesa cambogiano, Tea Banh, precisando che la costituzione nazionale vieta l’apertura di basi militari straniere nel paese. Il ministro degli Esteri Prak Sokhonn ha dichiarato che l’ammodernamento del porto serve esclusivamente al potenziamento delle capacità di sicurezza navale della Cambogia.