Non sembra arrestarsi la crisi tra Ottawa e Nuova Delhi relativa alla vicenda del leader Sikh canadese ucciso a Vancouver
Le relazioni tra il Canada e l’India non accennano a migliorare dopo le gravi accuse del Primo Ministro Justin Trudeau dirette alle autorità del Governo di Narendra Modi. Il leader canadese ha puntato il dito direttamente contro Nuova Delhi per la morte a Vancouver di Hardeep Singh Nijjar, figura della galassia indipendentista Sikh, assassinato lo scorso giugno. Un tragico evento diventato il centro focale di un caso politico con ripercussioni interne e diplomatiche. La questione è complessa data la forza della comunità Sikh presente in territorio canadese, decisiva anche a livello governativo, e per via della crescente importanza dell’India nella strategia occidentale di contenimento della Cina nell’Indo-Pacifico.
Nei giorni scorsi Narendra Modi ha invitato il Canada a ritirare dal Paese 41 funzionari, che hanno perso ogni immunità diplomatica, entro il 10 ottobre. La mossa è piuttosto grave dato che in India sono presenti 62 diplomatici canadesi, portando così all’osso il numero dei rappresentanti della nazione nord americana. Inoltre, era già stato annunciato lo stop al rilascio di visti per i cittadini canadesi: un vero e proprio colpo al cuore delle relazioni tra Ottawa e Nuova Delhi.
“In momenti di tensione — e c’è davvero tensione tra i nostri Governi — è quantomai importante che i diplomatici siano presenti sul posto”, ha dichiarato la Ministra degli Esteri Melanie Joly. La Ministra ha aggiunto che “le conversazioni con il Governo indiano continueranno, andremo avanti nella difesa del Canada”. Parole che lasciano intendere, da un lato, la fermezza dell’esecutivo Trudeau sulla vicenda e, dall’altro, anche la volontà di lasciare aperta la porta del dialogo.
Infatti, sembra che l’esecutivo canadese voglia proseguire le discussioni sulla vicenda in forma riservata. La stessa Joly ha spiegato che “è meglio che la conversazione rimanga privata e a livello diplomatico”, frase che sembra un effettivo passo indietro rispetto alle prime dichiarazioni dello stesso Trudeau. “Il Governo dell’India deve prendere la questione seriamente. Il Canada rimarrà saldo nei valori e nei principi democratici, seguiremo attentamente gli sviluppi per trovare i colpevoli”, disse il Pm rivolgendosi direttamente a Nuova Delhi.
Un indietreggiamento che cela, probabilmente, l’invito da parte delle potenze alleate — Stati Uniti in primis — ad abbassare i toni attorno all’omicidio del leader Sikh, nella speranza che la questione non travolga proprio Washington rispetto alle prospettive di maggiori relazioni — già piuttosto salde — con l’esecutivo indiano. Trudeau, infatti, disse pubblicamente che le autorità canadesi e quelle Usa hanno lavorato strettamente nell’inchiesta sulla morte di Nijjar, con Ottawa che ha interpellato anche l’alleanza d’intelligence Five Eyes, di cui fa parte insieme a Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Regno Unito.
Peter Boehm, a capo del comitato per gli affari esteri e il commercio internazionale del Senato canadese, ha sottolineato che “indicare più diplomatici come personae non gratae non aiuterà in questa situazione né permetterà la riduzione delle tensioni associate al disaccordo”. L’India continua a negare ogni responsabilità: dopo mesi di secret diplomacy, precedenti al G20 indiano nel quale il Pm Trudeau ha discusso la questione con Modi, si apprende da fonti anonime di Ottawa che Nuova Delhi continua a non essere attiva nel supporto all’inchiesta sull’omicidio di Nijjar.
Il Ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar, in visita a Washington la settimana scorsa, ha rincarato la dose accusando il Canada di fomentare i separatisti Sikh, desiderosi di uno Stato indipendente. Eppure, Ottawa sarebbe in possesso delle intercettazioni, condivise con le autorità del Paese di Modi, nelle quali diplomatici di Nuova Delhi discutono del ruolo ufficiale indiano nell’omicidio di Nijjar. Boehm ha aggiunto che non si aspetta passi indietro da parte di Trudeau. “L’India è conscia del fatto che la nostra capacità di risposta è limitata, che abbiamo un Governo di minoranza, conosce le eventuali conseguenze politiche. E, ovviamente, l’India terrà presto delle elezioni”.