Detto molto semplicemente: la laicità non è un’altra religione. La laicità è una filosofia e un metodo, una precondizione che lascia liberi di credere o non credere, di praticare una fede o un’altra. E che può consentire alle stesse religioni di confrontarsi e dialogare anziché combattersi (“Deus vult”) per la supremazia dell’una sull’altra. Detto altrimenti: libera Chiesa in libero Stato. In questo modo di intendere la laicità si riconoscono ovviamente i laici ma anche molti credenti “illuminati”. Come Enzo Bianchi, per esempio, fondatore e priore della Comunità di Bose, autore di due libretti controcorrente: La differenza cristiana (Einaudi) e Ero straniero e mi avete accolto (Rizzoli). Bianchi interviene nel Dossier sul valore della laicità, che pubblichiamo in questo numero di east con la collaborazione della Fondazione Corriere della Sera, insieme a Khaled Fuad Allam, Monika Bulaj, Giulio Giorello, Adriano Pessina, Magdi Allam, Paolo Branca e Alberto Melloni. Il secondo approfondimento di questo numero della rivista riguarda le migrazioni. Gli articoli di Aldo Bonomi, Donato Speroni e Danilo Taino consentono di inquadrare il fenomeno in maniera molto diversa da come avviene abitualmente. Anzitutto perché se ne mettono ben in evidenza la dimensione e la natura internazionale; in secondo luogo perché lo si pone in relazione con le esigenze dello sviluppo sia nei Paesi poveri che in quelli ricchi. Economie come quelle americana, giapponese o italiana non avrebbero futuro senza il contributo quantitativo e qualitativo delle migrazioni.Infine, una citazione all’editoriale di Anna Politkovskaja, la giornalista russa in prima fila nella denuncia della mafia russa e dei suoi rapporti con i poteri costituiti. E per questo assassinata ai primi di ottobre a Mosca. Ovviamente la Politkovskaja non ha scritto alcun editoriale per east. È stata la rivista a decidere di pubblicare un paragrafo del suo libro La Russia di Putin, Adelphi editore, dandogli dignità e peso da editoriale. Perché, come ricordava Pasolini a proposito dell’Italia del Miracolo Economico, non ci può essere sviluppo senza una contestuale crescita civile, culturale e morale.