Dopo le elezioni presidenziali, che hanno visto la netta vittoria di Dimitrij Medvedev, la Russia punta sulle “quattro i”. La prima “i”, come scrive Piero Sinatti nel suo articolo, sta per gli Istituti dell’amministrazione e dell’economia da rinnovare. La seconda sta per Infrastrutture. La terza per Innovazione. La quarta, infine, sta per gli Investimenti da fare, sia da parte dello Stato sia da parte del settore privato. Sono queste le quattro riforme strutturali che il nuovo tandem Medvedev-Putin intende realizzare per ridare slancio e ruolo alla Russia. Fernando Orlandi analizza invece “Quel che resta dell’Armata Rossa”, ovvero cerca di spiegare che cosa c’è di credibile nei ricorrenti moniti militareschi di Putin all’Occidente. Completa il quadro l’ex primo ministro russo Egor Gaidar che, intervistato da Cristina Giuliano, si dice ottimista sul futuro democratico della Russia. Anche in questo numero, east si occupa di Cina e India. Più che all’economia dei due giganti asiatici, l’interesse va in questo caso ad altri aspetti: Claudia Astarita racconta di un suo viaggio nelle campagne cinesi; Alessandro Arduino analizza la propensione dei cinesi per le scommesse e la Borsa; Elena Viggiano spiega la situazione demografica alla luce dei problemi indotti dalla “guerra alle bambine”. Quanto all’India, Francesca Lancini intervista cinque scrittori indiani. Il quadro che questi intellettuali tracciano del proprio Paese è – per così dire – molto realistico e molto poco trionfalistico. Tra i reportage, si segnalano il portfolio di Monika Bulaj sull’Iran e il viaggio di Emiliano Bos in Moldavia e Trasnistria. Infine il Dossier, dedicato all’energia. Ma con una curvatura molto particolare sull’Europa, le sue esigenze, i suoi progetti e le sue contraddizioni. Se ne sono occupati Donato Speroni, il presidente dell’Eni Paolo Scaroni, Antonio Villafranca, Stefania Amorosi e Antonio Barbangelo, che ha intervistato il direttore del ministero dell’Ambiente Corrado Clini.
Pittore, fotografo, autore di teatro, filosofo, Stanislaw Ignacy Witkiewicz si battè contro il totalitarismo e la massificazione. I suoi personaggi erano dotati di una coscienza ipertrofica, vivevano situazioni limite, incarnavano il superuomo, il genio, l’artista. Erano nevrotici, drogati, eccessivi.