Dove va la Turchia? Viene verso l’Europa o sta per essere risucchiata dal mondo islamico? E che tipo di Islam sarà quello turco, moderato e dialogante come lo è oggi quello di Erdogan o pericolosamente simile a quello iraniano e pakistano? Questi interrogativi si rincorrono e si accavallano da mesi nelle diplomazie occidentali e nel mondo dei mass media. Prima e dopo il referendum costituzionale del 12 settembre. La risposta di un analista turco di grande lucidità ed esperienza come Soli Ozel è che i timori occidentali sono in gran parte infondati. Per Ozel la Turchia, che sta crescendo a una velocità tripla rispetto ai Paesi europei, sta semplicemente cercando di svolgere un ruolo autonomo nell’area. L’ambizione è quella di diventare una “potenza regionale” in grado di dialogare alla pari sia con l’Occidente che con il Medio Oriente, con l’Iran in particolare. Ci riuscirà o no? Molto dipende anche da quello che faranno gli altri protagonisti della scena mondiale, a partire dall’Europa. Questo numero di east si occupa anche di un altro tema di portata storica: la Cina che comincia a scioperare.Non occorrono molte parole per dire che le conseguenze di una simile tendenza, qualora prendesse piede e non venisse stroncata sul nascere, sarebbero incalcolabili per tutto il mondo globalizzato. Il Dossier è invece dedicato ai flussi e ai riflussi demografici. Non è la prima volta che la rivista se ne occupa, ma è certamente la prima volta che lo fa guardando non tanto all’oggi quanto al medio e lungo termine. Tra i reportage meritano una segnalazione quelli di Matteo Tacconi sulla guerra dell’oppio e di Antonio Picasso sui cristiani copti egiziani. Infine una piccola rettifica. Sul numero scorso, nel breve testo di accompagnamento del portfolio fotografico di Monika Bulaj,si parla di “sciiti” anziché di “sciti” con una sola i. Si è trattato di un refuso. All’epoca degli achemenidi non c’era ancora l’Islam e nemmeno la sua minoranza sciita.
EAST FORUM 2010 Giovedì 8 luglio 2010 si è svolta a Roma la quinta edizione dell’East Forum, promosso dalla rivista east,da UniCredit Group e dalla università Luiss Guido Carli. Al centro del dibattito di questa edizione è stata posta la sostenibilità, declinata secondo diversi aspetti.
Dati di fonte Onu indicano che nel 2050 sulla Terra vivranno 9 miliardi di essere umani. Ma saranno distribuiti in modo assai diverso da oggi: gran parte dei 2,3 miliardi di individui aggiuntivi rispetto ad oggi andrà a ingrossare la popolazione dei Paesi in via di sviluppo, che passerà da 5,6 miliardi nel 2009 a 7,9 miliardi. La crescita più forte, 2,3%l’anno, si avrà nei 49 Paesi meno sviluppati. Anche se il tasso d’incremento si attenuerà in modo considerevole nei prossimi decenni, si prevede che la popolazione dei Paesi più poveri raddoppierà, passando da 0,84 miliardi del 2009 a 1,7 miliardi nel 2050. Ma che cosa significa questoin termini politici, economici, sociali?