Giovedì inizieranno le consultazioni per la scelta del leader dei Tories. Boris Johnson in pole position
Il triste e malinconico addio di Theresa May ha lasciato la politica britannica priva di un Primo Ministro e del leader del principale partito di Governo, i Conservatori. Giovedì inizieranno le consultazioni per scegliere il successore della seconda PM donna nella storia della Gran Bretagna. Sono 10 i contendenti pronti a prendere il suo posto, alcuni dei quali al referendum sulla Brexit hanno votato per lasciare l’Unione Europea, altri per rimanere. Il loro voto del giugno 2016 non è necessariamente un elemento che caratterizza le attuali posizioni dei candidati alla guida dei Tories, alcuni dei quali hanno votato per il remain per poi, strada facendo, cambiare nettamente posizione.
Questo è il caso di Sajid Javid, Segretario di Stato per gli Affari Interni. Nel referendum sulla Brexit Javid voto per rimanere nell’Ue, ma “senza entusiasmo”. Jeremy Hunt, Ministro degli Esteri del Governo May, ha votato per il remain e per ben tre volte ha appoggiato l’accordo per l’uscita negoziato con l’Unione Europea. Hunt sostiene una riapertura dei negoziati. Rory Stewart, che nel 2016 ha votato per una Gran Bretagna legata all’Unione Europea, ha appoggiato la May in ogni sua mossa. Ex diplomatico inviato in Medio Oriente, Stewart punta alla ricostruzione dell’immagine del suo Paese a livello internazionale. Il Ministro della Salute Matt Hancock, anch’egli pro Ue nel referendum, propone un’uscita con accordo e un approccio che possa unire tutto il Paese intorno alla proposta. Mark Harper, candidato dei Tories ad aver votato per il remain nel 2016, propone un nuovo accordo da presentare a Bruxelles, affermando che non è credibile un’uscita concordata al 31 ottobre.
Gli altri candidati del Partito Conservatore hanno votato per il leave al referendum sulla Brexit. Esther McVey, un falco dei Tories, ha detto di voler abbandonare l’Ue il 31 ottobre con o senza accordo. Andrea Leadsom, che si è scontrata apertamente con la May, non ha mai creduto nell’accordo sottoscritto dal Governo con Bruxelles. Dominc Raab, che è stato Ministro per la Brexit, si dimise a causa dei disaccordi con Theresa May. Ha proposto (con numerose critiche a riguardo) che il Parlamento venga chiuso per permettere l’uscita della Gran Bretagna al 31 ottobre. Michael Gove, travolto dalla stampa dopo aver ammesso di far uso di cocaina (dato diventato politico, tanto da mettere a rischio la sua candidatura) ha proposto che i cittadini dell’Ue lavoratori nel Paese al 2016 possano richiedere la cittadinanza britannica. Per ultimo, ma decisamente non meno importante degli altri, Boris Johnson. L’ex Ministro degli Esteri e già sindaco di Londra ha condotto la campagna per il leave, vincendo sul suo antagonista e collega di partito David Cameron, Primo Ministro che propose il referendum sulla Brexit. Johnson ha proposto di uscire dall’Ue il 31 ottobre con o senza accordo.
Da Bruxelles fanno sapere che persino con un nuovo Governo non ci sarà una modifica all’accordo di uscita sottoscritto dalla May. “Non è un trattato tra Theresa May e Juncker, è un trattato tra l’Ue e la Gran Bretagna. Deve essere rispettato da chiunque sarà il prossimo Primo Ministro. Non ci sarà una nuova negoziazione”, ha affermato il Presidente della Commissione Europea.
Intanto, il Partito Laburista guidato da Jeremy Corbyn è pronto a presentare una legge che assicuri che non ci sia un’uscita dall’Ue senza accordo. Il voto potrebbe arrivare il 25 giugno. “Nessun candidato del Partito Conservatore ha un piano credibile per uscire dall’impasse prima della fine di ottobre”, ha dichiarato il portavoce laburista Keir Starmer.
@melonimatteo
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