Cina, Chang’e torna sulla Terra: le congratulazioni della Nasa
La missione lunare cinese Chang'e torna sulla Terra con campioni di rocce lunari. La Nasa si congratula, ma crescono le preoccupazioni per le ambizioni spaziali della Cina
La missione lunare cinese Chang’e torna sulla Terra con campioni di rocce lunari. La Nasa si congratula, ma crescono le preoccupazioni per le ambizioni spaziali della Cina
La missione cinese Chang’e 5, partita verso la Luna lo scorso 24 novembre, è tornata giovedì sulla Terra con un carico di circa due chili di rocce lunari e di campioni di suolo. È una bella notizia per la comunità scientifica internazionale – dalla Nasa americana sono infatti arrivate le congratulazioni agli scienziati cinesi, a prescindere dalla crisi tra i rispettivi Governi –, perché il materiale è stato raccolto in una regione della Luna geologicamente più giovane di quelle visitate in passato, e quindi lo studio delle rocce potrebbe rivelare aspetti finora ignoti sull’origine e l’evoluzione del satellite. Non è chiaro però se la Nasa potrà accedervi, viste le limitazioni alla cooperazione con le agenzie cinesi.
Ma la riuscita della missione Chang’e 5 è soprattutto un successo per la Cina, che ha grandi ambizioni spaziali. Talmente grandi da aver allarmato gli Stati Uniti e averne riacceso l’istinto competitivo: l’America detiene ancora il primato nell’esplorazione spaziale ma le capacità della Nasa non sono più quelle degli anni Sessanta. La Cina, intanto, ha fatto grandi progressi: è stata la prima nazione ad atterrare sulla “faccia nascosta” della Luna e la terza – dopo gli Stati Uniti e l’Unione sovietica – a portarne del materiale sulla Terra. Ha anche lanciato, lo scorso luglio, la sua prima missione verso Marte.
Cosa vuole fare la Cina nello spazio
Il “sogno spaziale” cinese, però, non si limita a questo. Pechino vuole realizzare una base umana sulla Luna entro il 2030, che servirà da punto di partenza per raggiungere altri pianeti e spingersi oltre nell’esplorazione dello spazio: per mandare il primo uomo su Marte, ad esempio. La Cina vuole anche essere la prima a riportare gli astronauti sulla Luna, dopo la missione americana Apollo 17 del 1972, ed entro il 2022 dovrebbe completare la costruzione della propria stazione spaziale.
Wu Weiren, il capo delle missioni lunari cinesi, ha anche parlato di una struttura di ricerca nel polo sud della Luna che utilizzerà tecnologie di stampa 3D per produrre materiali da costruzione. Altri funzionari hanno invece teorizzato una zona economica esclusiva da 10mila miliardi di dollari nell’area cislunare (la zona compresa tra la Terra e la Luna), che potrebbe perciò “diventare un altro campo per l’espansione vitale umana”.
Per Pechino, dunque, le avventure spaziali non sono soltanto uno strumento utile a fomentare l’orgoglio e il nazionalismo della sua popolazione. Il primato nell’esplorazione dello spazio – assieme a quello nell’economia o nella tecnologia, per esempio – è parte di un piano più ampio del Presidente Xi Jinping per fare della Cina la maggiore superpotenza al mondo, superando per forza e influenza gli Stati Uniti.
In questa nuova “corsa allo spazio” c’è in ballo il prestigio internazionale ma anche la possibilità di sfruttare economicamente le risorse come il materiale lunare e il ghiaccio (quindi l’idrogeno e l’ossigeno, che potrebbero essere impiegati come propellente per i razzi). Dominare lo spazio significa inoltre controllare tutte quelle connessioni e comunicazioni che passano per l’orbita tramite i satelliti artificiali; e la Cina ha appunto terminato la costruzione del proprio sistema di posizionamento satellitare, BeiDou, per rivaleggiare con il Gps americano.
Cosa temono gli Stati Uniti
I progressi tecnologici e spaziali cinesi preoccupano gli Stati Uniti, per diversi motivi. Per un motivo propagandistico, intanto: l’America non vuole perdere la sua leadership globale nell’esplorazione dello spazio. A questo proposito, nel marzo 2019 il vice Presidente Mike Pence aveva dichiarato che “la prima donna e il prossimo uomo sulla Luna saranno entrambi astronauti americani, lanciati [in orbita, ndr] da razzi americani partiti dal suolo americano”.
Ma Washington teme anche che, se Pechino dovesse raggiungere il dominio sullo spazio, allora potrebbe impedirle di accedervi liberamente o potrebbe colpire con facilità i suoi satelliti. Per contrastare allora le ambizioni cinesi, l’amministrazione Trump ha istituito una apposita branca delle forze armate, la Space Force, e intende riportare gli astronauti americani sulla Luna entro il 2024. Sempre Pence aveva detto che la Cina vuole “prendere il controllo” di posizioni strategiche sul territorio lunare.
Qualche settimana fa proprio uno dei comandanti della Space Force, il generale John Raymond, aveva parlato del programma spaziale cinese come di una “minaccia” per l’America. Il Congresso aveva espresso preoccupazione per il lancio della missione Chang’e 5 e in generale per i rapidi progressi di Pechino. Il repubblicano Frank Lucas, a capo del Comitato per la scienza, aveva detto chiaramente che “la nazione avanti nello spazio detterà le regole del futuro sviluppo tecnologico e dell’esplorazione” e che il primato statunitense non può più essere dato per scontato.
Non sono ancora noti i piani per la Nasa della prossima amministrazione di Joe Biden, il cui mandato inizierà tra circa un mese. Attualmente l’agenzia ha un budget annuale di 22 miliardi di dollari, contro gli 8 – ma sono stime – del programma cinese.
La missione lunare cinese Chang’e torna sulla Terra con campioni di rocce lunari. La Nasa si congratula, ma crescono le preoccupazioni per le ambizioni spaziali della Cina
La missione cinese Chang’e 5, partita verso la Luna lo scorso 24 novembre, è tornata giovedì sulla Terra con un carico di circa due chili di rocce lunari e di campioni di suolo. È una bella notizia per la comunità scientifica internazionale – dalla Nasa americana sono infatti arrivate le congratulazioni agli scienziati cinesi, a prescindere dalla crisi tra i rispettivi Governi –, perché il materiale è stato raccolto in una regione della Luna geologicamente più giovane di quelle visitate in passato, e quindi lo studio delle rocce potrebbe rivelare aspetti finora ignoti sull’origine e l’evoluzione del satellite. Non è chiaro però se la Nasa potrà accedervi, viste le limitazioni alla cooperazione con le agenzie cinesi.
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