Colpo di stato in Sudan
Omar al Bashir è stato deposto dall’esercito dopo 30 anni al potere. Ma le proteste non si fermano
Omar al Bashir è stato deposto dall’esercito dopo 30 anni al potere. Ma le proteste non si fermano
Il colpo di stato di ieri in Sudan, nell’Africa nord-orientale, ha portato alla deposizione del Presidente ed ex-colonnello Omar al Bashir, al potere dal 1989 a seguito di un golpe sostenuto dai fondamentalisti islamici. Bashir è stato arrestato dall’esercito e al suo posto si è installata una giunta militare che guiderà la transizione per due anni, fino alle prossime elezioni. Le forze armate hanno anche sospeso la costituzione e imposto lo stato di emergenza.
In Sudan le proteste andavano avanti dallo scorso dicembre, innescate dall’aumento del prezzo del pane e in generale dall’inflazione e dalla grave crisi economica. La rabbia popolare si era presto spostata su Bashir, accusato di corruzione e di autoritarismo, che aveva più volte ordinato la repressione violenta delle manifestazioni. La svolta c’è stata il 6 aprile scorso, quando l’esercito – che Bashir aveva ristrutturato per farne un corpo fedele – è intervenuto in difesa dei manifestanti contro le forze di sicurezza del regime.
Anche se Bashir è stato rimosso, le proteste non si sono interrotte e anzi sono subito riprese a Khartum, la capitale. La popolazione si sta opponendo anche all’esercito e chiede che il comando venga trasferito piuttosto a un Governo civile.
Nel 2009 la Corte penale internazionale aveva emesso un mandato di arresto per Bashir per i crimini contro l’umanità commessi nel Darfur, una regione nell’ovest del Sudan.
La fine politica di Bashir è già stata paragonata a quella di un altro “dinosauro” africano: Abdelaziz Bouteflika, Presidente dell’Algeria dal 1999 e dimessosi la settimana scorsa. Anche in questo caso, la guida del Paese è stata temporaneamente assunta da una figura molto vicina all’ex-leader, e i militari hanno svolto un ruolo di primo piano.
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