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Concessioni balneari: con 15 anni di ritardo l’Italia si adeguerà alla direttiva Bolkestein 


Lo stop dal 2024: l’adunanza plenaria del Consiglio di Stato ha bocciato per contrasto con la normativa Ue la proroga al 2033 delle licenze demaniali. Adesso il Governo potrà lavorare alla riforma del settore

L’alba della Bolkestein per gli stabilimenti balneari italiani comincerà nel 2024. Parecchio in ritardo rispetto al calendario europeo che prevedeva questo passaggio nel 2009 – 15 anni in politica sono un’era geologica -, ma comunque (e finalmente) in tempo utile per mettere fine a un’anomalia tutta italiana nel panorama continentale: quella della mancata messa a gara delle concessioni pubbliche demaniali, come le spiagge. Alla volontà politica, però, s’è stavolta sostituita la certezza giuridica di una pronuncia dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato, che ha messo un punto fermo nella vicenda della protratta proroga (illegittima) delle licenze, dando torto al Governo gialloverde, che nel 2018 aveva esteso al 2033 le concessioni esistenti.

E dire che ci aveva provato pure Mario Draghi, il premier dalle convinte credenziali europeista, a inserire l’apertura delle procedure pubbliche nel ddl Concorrenza approvato la settimana scorsa dal Consiglio dei Ministri, ma senza successo vista la forte opposizione della Lega, che sul tema dà storicamente battaglia (con sponde importanti anche in altre forze politiche): il compromesso trovato dal Governo di larghe intese passa per una ricognizione dello stato dell’arte così da avere un quadro chiaro su tempi, canoni e redditività delle concessioni, alla luce del quale intervenire in tempi stretti.

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