Il ruolo di Russia e Turchia decisivo per la stabilizzazione. Haftar riconosciuto a pieno titolo dalla comunità internazionale, Serraj accetta di fare un passo indietro
All’indomani della Conferenza di Berlino sulla Libia di domenica scorsa le cancellerie internazionali tirano le somme sui risultati raggiunti, molti dei quali da testare alla prova dei fatti, sanciti con la dichiarazione finale. I punti salienti sono quelli legati al cessate-il-fuoco, l’embargo sulle armi e la ripresa del processo politico, che articola un’altra serie di questioni relative alla sicurezza nel Paese, alle riforme del settore economico e finanziario e al rispetto delle leggi sul diritto umanitario.
La soddisfazione dei Paesi del blocco europeo e delle Nazioni Unite per la firma del documento finale si scontra in parte con lo scetticismo del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan nei confronti del Generale della Cirenaica Khalifa Haftar, ritenuto un interlocutore ostile, ma anche di Sergej Lavrov, che ha dichiarato che “le potenze mondiali non sono state in grado di avviare un dialogo serio e stabile”. Ma Russia e Turchia sono gli unici players in grado d’influire direttamente sugli attori libici: al momento, né l’Unione europea né gli Stati Uniti sembrano capaci di modificare le sorti dell’ex colonia italiana.
Le difficoltà nel mettere allo stesso tavolo Haftar e Fayez al-Serraj, a capo del Governo riconosciuto dall’Onu, si erano già riscontrate al meeting di Mosca della settimana scorsa, incontro rivelatosi propedeutico per la Conferenza di Berlino. Nella capitale tedesca, così come in Russia, i due leader libici non si sono mai incontrati direttamente, a dimostrazione della fragilità di qualunque accordo i due possano sottoscrivere.
Nella giornata di ieri, Serraj ha detto che il suo ottimismo è cauto perché “la controparte non rispetta gli impegni e non abbiamo un vero partner per avanzare in un processo di pace in Libia”: parole durissime dirette ad Haftar, che gettano un velo d’ombra sul lavoro della diplomazia che, ciononostante, ha aiutato a fermare la situazione nel Paese nordafricano ormai a un passo dal baratro.
Haftar può essere considerato come il protagonista di Berlino. Infatti, il Generale ha vinto la prova di forza — sia militare sul campo, che diplomatica alla Conferenza — trattando alla pari con gli altri esponenti delle nazioni partecipanti, adombrando Serraj. Quest’ultimo, d’altro canto, ha saputo giocare un ruolo prezioso per il suo Paese, primo tra gli interlocutori politici riconosciuto dalle Nazioni Unite. Ma la stabilizzazione di tutta la Libia, così come la si conosceva ai tempi di Gheddafi, è l’obiettivo della comunità internazionale: il quadro rimane complesso, con l’accordo sottoscritto a Berlino che potrebbe sgretolarsi alla prima occasione di ripresa degli scontri.
@melonimatteo
Il ruolo di Russia e Turchia decisivo per la stabilizzazione. Haftar riconosciuto a pieno titolo dalla comunità internazionale, Serraj accetta di fare un passo indietro