Speciale coronavirus dal Libano
Coronavirus: in Libano l'emergenza è contenuta. La "paziente 1" è una pellegrina musulmana sciita che si era recata in Iran. Il commento di Lorenzo Forlani
Il Libano ha dapprima chiuso i collegamenti aerei con l'Italia, la Cina e l'Iran (28 febbraio), poi tutti gli aeroporti fino al 29 marzo.
Al momento, l'emergenza coronavirus è ancora contenuta: i casi registrati sono 149, i decessi 4. I tamponi scarseggiano, come i respiratori, la sanità è prevalentemente privata. Il Governo ha adottato misure tempestive: smart working, chiusura degli esercizi commerciali non essenziali. Anche le banche sono state chiuse: il Libano ha la doppia moneta, la lira libanese e il dollaro.
Il "paziente 1" è una pellegrina musulmana sciita che si era recata nella città santa di Qom, in Iran, e ha contagiato, rientrando in Libano, l'area meridionale di Beirut a maggioranza sciita. Il secondo focolaio risalirebbe a un gruppo di religiosi gesuiti a nord di Beirut che avrebbero avuto contatti, due settimane fa, con religiosi gesuiti italiani nel nord Italia.
I contagi sono concentrati a Beirut e nel sud del Paese. Tripoli, la seconda città più popolosa del Paese, con un tasso di disoccupazione del 60% e una forte sovrappopolazione, non presenta casi. Un solo caso a Tripoli potrebbe far precipitare la situazione in una città che già soffre da anni.
Il Libano è uno dei Paesi più indebitati al mondo, ma sembra che le forze politiche abbiano trovato un compromesso, ovvero quello di accettare un aiuto dal Fondo monetario internazionale.
A livello politico, il coronavirus sta aiutando lo status quo. Le proteste anti-governative, che vanno avanti dallo scorso 18 ottobre e che hanno portato alle dimissioni del premier Hariri a dicembre e alla conseguente nomina di un Governo tecnico, si sono completamente arrestate.
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