Speciale coronavirus dal Regno Unito
Coronavirus: nel Regno Unito la Brexit è stata messa in atto. I toni durissimi di Johnson dimostrano quanto la Brexit sia già una realtà. Il commento della giornalista Claudia Delpero da Londra
I casi positivi al coronavirus nel Regno Unito sono 596 e i decessi sono 10. Ma la conferenza stampa del 12 marzo, tenuta dal Primo Ministro Boris Johnson, ha parlato di un numero maggiore di contagi, fino a 10.000. Johnson ha definito l'emergenza Covid-19 la peggiore crisi della sanità pubblica di questa generazione, precisando che le persone dovranno prepararsi a perdere i propri cari prima del previsto.
Tuttavia, poche le misure previste: niente gita all'estero per le scuole, nessuna crociera per gli anziani, isolamento di una settimana per chi presenta sintomi. In assenza di direttive del Governo, le persone agiscono secondo iniziative individuali.
L'idea del Governo britannico, vedendo la situazione attuale negli altri Paesi, è che questa epidemia non si può fermare, può solo circolare liberamente per far sì che si sviluppi un'immunità di gruppo.
Sono stati sconsigliati viaggi non indispensabili, molte compagnie aeree hanno cancellato i voli da e per l'Italia. Chiunque fosse arrivato dall'Italia deve mettersi in quarantena per due settimane.
Alcune imprese hanno messo in atto lo smart working. Nei supermercati non si trovano più beni di prima necessità.
Questa esperienza mostra quanto tutti siamo collegati. Vediamo la Brexit messa pienamente in atto. Il Regno Unito ha adottato un approccio completamento diverso dal resto dei Paesi europei, un approccio molto più vicino a quello americano. Infatti, il blocco dei voli dall'Europa stabilito da Trump non riguarda il Regno Unito e l'Irlanda. Inoltre, il Paese non ha partecipato, essendo uscito dall'Ue lo scorso 31 gennaio, alle riunioni dei Ministri della Salute e al vertice dei leader europei che ha avuto luogo questa settimana in formato video-conferenza.
Guarda l’intervista sulla Germania.
Guarda l’intervista sul Perù.