In seguito alla crisi energetica, Eni, presente dal 1968 in Congo dove gode di un monopolio nella gestione del gas, ha raggiunto un accordo con lo stato africano. Il 27 febbraio è partito il primo carico che raggiungerà il porto di Piombino nei prossimi giorni.
La Repubblica del Congo ha iniziato ad esportare gas naturale liquefatto (GNL). Il 27 febbraio è stato effettuato il primo carico, un fatto di grande importanza per lo stato africano ma anche per l’Italia. Le operazioni di estrazione e commercio sono infatti gestite da Eni, la compagnia energetica controllata dallo stato italiano. E, di conseguenza, la nave cargo riempita in questi giorni si dirigerà verso il porto di Piombino e il GNL congolese andrà a rifornire le riserve energetiche italiane.
Attraverso un comunicato stampa, Eni ha dichiarato che “con questo primo carico, la Repubblica del Congo entra nel gruppo dei Paesi esportatori di GNL, aprendosi a nuove opportunità di crescita economica e contribuendo all’equilibrio energetico globale”. L’amministratore delegato ha ringraziato la collaborazione del governo locale, guidato dal generale Denis Sassou Nguesso, e ha sottolineato che “Eni e i partner locali hanno condiviso competenze, know-how e tecnologie, garantendo ulteriori entrate al Paese e contribuendo alla sicurezza energetica dell’Europa”.
La compagnia petrolifera italiana è presente nella Repubblica del Congo sin dal 1968 e gode di un monopolio nella gestione del gas lì presente. In seguito all’invasione dell’Ucraina e vista la necessità di diminuire la dipendenza dal gas russo, il Paese è stato subito individuato tra quelli su cui puntare per raggiungere una maggiore sicurezza energetica.
Nel dicembre del 2022, il Congo e lo stato italiano – attraverso Eni – hanno così raggiunto un accordo per l’estrazione e l’esportazione di GNL, puntando ad estrarre circa 4,5 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Negli ultimi giorni del 2023 Eni ha annunciato di aver iniziato ad introdurre gas presso l’impianto di liquefazione galleggiante, posizionato davanti alla costa congolese. Infine, in questi giorni, è stata caricata la prima nave cargo, dando ufficialmente il via alla commercializzazione di GNL congolese.
Nonostante l’inizio delle operazioni in Congo sia stato salutato come un grande successo e come una svolta che porterà beneficio a tutti gli attori coinvolti, il piano di Eni presenta diversi punti oscuri. Il primo riguarda la stretta collaborazione con il regime congolese, che non si distingue per trasparenza e democraticità. Il presidente Sassou Nguesso, ringraziato pubblicamente dalla compagnia energetica, è alla guida del Congo ininterrottamente dal 1997 e nel 2021 è stato confermato con quasi il 90% dei voti. In generale, il governo è stato accusato a più riprese di brogli e repressione ai danni delle opposizioni.
L’esportazione di GNL dal Congo è stata criticata anche per le promesse fatte da Eni al momento di aumentare il proprio coinvolgimento nel Paese. Come sottolinea la compagnia nello stesso comunicato di questi giorni, “Eni è fortemente impegnata a promuovere la transizione energetica nel Paese”, con l’obiettivo di perseguire una propria svolta green e di aiutare il Paese africano a non basarsi soltanto sulle risorse minerarie. In particolare, Eni si è impegnata a stimolare lo sviluppo di biocarburanti e a produrre in Congo 170mila tonnellate di coltivazioni entro il 2026, da destinare poi alla creazione di energia verde.
Per ora, però, poco sembra essere stato fatto, come sottolinea un’inchiesta di The Continent e di Transport & Environment. Innanzitutto, Eni avrebbe affidato le coltivazioni a soggetti terzi, tra cui Agri Resources, senza occuparsene direttamente e mostrando quindi un interesse decisamente minore che non verso il GNL. Inoltre, le operazioni avrebbero portato a risultati minimi, e ad un anno e mezzo dal loro inizio le coltivazioni sarebbero ferme ad uno stadio pilota, per la difficoltà di adattare le colture scelte al clima locale.
Infine, le attività di Eni avrebbero danneggiato la popolazione locale, portando ad un esproprio improvviso di grandi aree coltivate, senza che nessuna compensazione fosse prevista per gli agricoltori. Almeno fino ad adesso: dopo una lunga battaglia legale, Agri Resources ha accettato di pagare a 57 contadini una somma di circa 24mila dollari.
Le difficoltà di Eni nel produrre biocarburanti non si limiterebbero alla Repubblica del Congo. Anche in Kenya Eni starebbe incontrando ostacoli simili, nonostante le promesse e le dichiarazioni trionfanti. Nel 2023, le importazioni dallo stato africano si sarebbero fermate a poco più di 7mila tonnellate di olio di ricino, meno di un quarto degli obiettivi previsti.
La Repubblica del Congo ha iniziato ad esportare gas naturale liquefatto (GNL). Il 27 febbraio è stato effettuato il primo carico, un fatto di grande importanza per lo stato africano ma anche per l’Italia. Le operazioni di estrazione e commercio sono infatti gestite da Eni, la compagnia energetica controllata dallo stato italiano. E, di conseguenza, la nave cargo riempita in questi giorni si dirigerà verso il porto di Piombino e il GNL congolese andrà a rifornire le riserve energetiche italiane.