Diga sul Nilo: Etiopia, Egitto e Sudan vicine all’accordo
Diga sul Nilo: i tre Paesi dovrebbero raggiungere un accordo entro poche settimane. La diga è tanto importante per l’Etiopia quanto osteggiata dall’Egitto
Diga sul Nilo: i tre Paesi dovrebbero raggiungere un accordo entro poche settimane. La diga è tanto importante per l’Etiopia quanto osteggiata dall’Egitto
Egitto, Sudaned Etiopia hanno deciso di riprendere i negoziati sulla grande diga che Addis Abeba sta realizzando sul Nilo Azzurro. L’accordo dovrebbe essere raggiunto tra due o tre settimane, fa sapere il Governo etiope, grazie alla mediazione dell’Unione africana.
La Grande Diga del Rinascimento Etiope, dal valore di 4,5 miliardi di dollari, è un’infrastruttura fondamentale per Addis Abeba. Fornendo elettricità alla popolazione in crescita (ma che già conta oltre cento milioni di abitanti) e creando un surplus di energia da esportare, la diga fungerà da stimolo per lo sviluppo del Paese. Ma oltre al valore economico, il progetto – come è evidente già dal nome – possiede anche un grande valore politico e simbolico, accentuato dal Governo per rafforzare la propria legittimità. La costruzione, oggi completa al 70%, dovrebbe concludersi per il 2022.
La diga è tanto centrale nei piani dell’Etiopia quanto osteggiata dal Sudan e ancora di più dall’Egitto.
Il Cairo dipende interamente dal Nilo per il proprio approvvigionamento idrico: le acque del fiume sono fondamentali per l’uso domestico e per l’irrigazione dei campi, ad esempio. Ma circa l’85 per cento della portata del Nilo ha origine in Etiopia, dal Nilo Azzurro (l’affluente del Nilo più importante; l’altro è il Nilo Bianco): la diga etiope minaccia dunque di ridurre notevolmente la quantità di acqua disponibile in Egitto. “Il Nilo è una questione di vita”, aveva detto il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi: anche la popolazione del suo Paese sta crescendo, superando di recente i cento milioni di abitanti.
Il Sudan invece, nonostante dipenda anche lui dal Nilo, si è ritagliato un ruolo più “morbido”, di mediatore fra Addis Abeba e Il Cairo.
L’argomento specifico della contesa fra i tre Paesi è la tempistica del riempimento del bacino della diga: se l’Etiopia dovesse procedere troppo rapidamente, l’Egitto perderebbe in pochi anni gran parte della portata del Nilo. Da una parte, dunque, c’è Addis Abeba con la sua necessità di sviluppo; dall’altra ci sono Khartum e Il Cairo con le loro necessità di garantirsi l’accesso all’acqua. La tensione era salita molto negli scorsi mesi: l’Egitto aveva detto ad esempio di voler usare “tutti i mezzi disponibili” per difendere l’interesse nazionale e anche l’Etiopia aveva fatto allusioni all’opzione militare.
I toni adesso sembrano essersi distesi e le parti non dovrebbero essere troppo lontane da un accordo sul riempimento del bacino. Il Governo etiope ha fatto sapere che la questione del Nilo e della diga “sono problemi africani ai quali devono essere date soluzioni africane”: una frase che sembrerebbe indicare la volontà di risolvere la vicenda “internamente”, nel quadro dell’Unione africana – l’organizzazione ha peraltro sede ad Addis Abeba –, senza interventi esterni. Il Cairo, al contrario, aveva fatto molto affidamento sulla mediazione degli Stati Uniti.
Egitto, Sudaned Etiopia hanno deciso di riprendere i negoziati sulla grande diga che Addis Abeba sta realizzando sul Nilo Azzurro. L’accordo dovrebbe essere raggiunto tra due o tre settimane, fa sapere il Governo etiope, grazie alla mediazione dell’Unione africana.
La Grande Diga del Rinascimento Etiope, dal valore di 4,5 miliardi di dollari, è un’infrastruttura fondamentale per Addis Abeba. Fornendo elettricità alla popolazione in crescita (ma che già conta oltre cento milioni di abitanti) e creando un surplus di energia da esportare, la diga fungerà da stimolo per lo sviluppo del Paese. Ma oltre al valore economico, il progetto – come è evidente già dal nome – possiede anche un grande valore politico e simbolico, accentuato dal Governo per rafforzare la propria legittimità. La costruzione, oggi completa al 70%, dovrebbe concludersi per il 2022.
Questo contenuto è riservato agli abbonati
Abbonati per un anno a tutti i contenuti
del sito e all'edizione cartacea + digitale della rivista di
geopolitica