È passato un anno dall’annessione russa della Crimea. La comunità internazionale non ha mai riconosciuto formalmente il passaggio di sovranità, ma nello stesso ha dovuto accettarlo come cosa fatta. Intanto, tutti rivendicano il diritto primigenio alla penisola sul Mar Nero. Ma è un criterio sbagliato. Ecco perché.
“La Crimea è nostra”, chi lo ha detto? La risposta è facile: tutti. Lo gridano i russi, lo dicono a mezza voce gli ucraini, provano a dirlo anche i Tatari. La verità è che la Crimea è di chi ce l’ha. Oggi, è un dato di fatto, ce l’ha la Russia. Ieri ce l’aveva l’Ucraina, l’altro ieri di nuovo la Russia, un tempo, forse, è stata dei Tatari. E prima ancora, be’, c’erano i dinosauri. E chi ci abita? In fondo, poco conta.
Il riconoscimento internazionale è un palliativo che ci si è inventati per cercare di arginare il modo con cui da che mondo è mondo si sono modificati i confini del mondo, con la forza. Questo non vuol dire che la Russia abbia agito nel modo giusto. Vuol dire che le regole che la Russia ha infranto sono scritte nella sabbia, e che le sanzioni per farle rispettare sono solo armi spuntate. Fanno male, ma non uccidono. Le cancellerie di tutto il mondo questo lo sanno bene, e l’annessione è un capitolo ormai archiviato. Ecco perché nessun Paese occidentale chiede che la Russia restituisca la Crimea all’Ucraina. Nessuno è veramente disposto a rovinare i rapporti con la Russia (né tantomeno a fare una guerra) per una penisola che ha preso il largo.
Un criterio sbagliato
Le ragioni solitamente utilizzate dalla diplomazia e dai media russi per dare un supporto di diritto internazionale all’annessione – pardon, al ritorno – della Crimea, sono fondamentalmente tre. Uno, la Crimea era ed è sempre stata Russia, è stata assegnata all’Ucraina durante una notte alcolica da Krusciov quando il confini all’interno dell’Urss erano solo amministrativi, l’Ucraina avrebbe dovuto “restituirla” immediatamente dopo l’indipendenza. Due, i crimeani hanno liberamente scelto con un referendum popolare plebiscitario.
L’errore che molti osservatori commettono è proprio cercare di argomentare o confutare la prima delle due. La ricerca di un diritto primigenio sulla penisola può avere solo due obiettivi, intrattenere al bar chi si interessa di geopolitica o giustificare a posteriori quello che è l’equivalente internazionale di uno scippo. Ragionando alla stessa maniera tutta la mappa dell’Europa dovrebbe essere ridisegnata così com’era all’epoca dell’Impero romano.
Le ragioni probabilmente c’erano. Ma in politica internazionale, come tra comuni cittadini, non servono a legittimare il mancato rispetto delle regole. Se mi rubi in casa, ho tutte le ragioni di rubarti il portafogli. Ma qualunque tribunale mi condannerà per furto. È quello che la comunità internazionale ha fatto con la Russia, ma la refurtiva è data ormai per persa.
La legge del più forte
Il “referendum” è stato lo schiaffo più sonoro in faccia ai sostenitori del diritto internazionale. Ed è un’offesa all’intelligenza di chi ascolta ogni volta che viene citato come momento legittimante dell’annessione. È stato una caricatura della democrazia, in cui si sono riuscite a violare tutte le regole possibili in una votazione, persino quelle del buonsenso. Ha avuto luogo con un preavviso di 10 giorni, senza una corretta campagna o dibattito pubblico, con i leader politici del Paese che non hanno potuto visitare la Crimea, e in presenza di molte migliaia di militari russi. E poi, folle di elettori che andavano avanti e indietro nei seggi con la scheda aperta in mano, schede non piegate e lasciate cadere in urne trasparenti, a volte da bambini felici. Infine i quesiti sulle schede. Le due opzioni erano: 1. “Sei a favore di unificare Crimea con la Russia come parte della Federazione russa?” 2. “Sei a favore del ripristino della costituzione del 1992 e dello status di Crimea come parte dell’Ucraina?”. La seconda domanda era un po’ difficile: la costituzione del 1992 fu adottata dopo il crollo dell’Urss e subito annullata da Kiev perché dava alla Crimea lo status di entità indipendente.
Le persone che hanno voluto esprimere la volontà di continuare a far parte dell’Ucraina hanno potuto scegliere solo tra diventare parte della Russia subito o un po’ più in là.
Perché la Crimea è del più forte. E chi ci abita, in fondo, poco importa.
@daniloeliatweet
“La Crimea è nostra”, chi lo ha detto? La risposta è facile: tutti. Lo gridano i russi, lo dicono a mezza voce gli ucraini, provano a dirlo anche i Tatari. La verità è che la Crimea è di chi ce l’ha. Oggi, è un dato di fatto, ce l’ha la Russia. Ieri ce l’aveva l’Ucraina, l’altro ieri di nuovo la Russia, un tempo, forse, è stata dei Tatari. E prima ancora, be’, c’erano i dinosauri. E chi ci abita? In fondo, poco conta.