Negli ultimi tre anni gli asini in Africa sono stati decimati. Lo sterminio dei quadrupedi da soma trae origine dalla crescente domanda cinese della loro pelle, che viene bollita e convertita in gelatina, ingrediente primario nella preparazione di un antichissimo rimedio: l’ejiao (colla corii Asini), che secondo la medicina tradizionale cinese migliora la circolazione del sangue e cura mal di testa, insonnia, vertigini, emorragie, tosse secca, oltre ad avere proprietà anti-invecchiamento.
L’utilizzo dell’ejiao risale a circa duemila anni fa, quando i suoi benefici erano appannaggio esclusivo della famiglia imperiale, mentre oggi è esteso agli appartenenti alla fiorente classe media cinese.
Il Daily Mail Online attribuisce la maniacale popolarità dell’ejiao a un potente mix di snobismo, superstizione e propaganda di Stato e racconta come la mitologia che circonda l’elisir impone che le pelli d’asino siano bollite solo durante i mesi invernali. Sulla base di questa credenza, l’ejiao più efficace è quello preparato durante il Dongzhi, come i cinesi chiamano il solstizio invernale.
La mistura preparata in questi tre giorni è quella che raggiunge il prezzo più alto sul mercato, tanto che una barretta da 250 grammi (8,8 once) di cereali infusi con l’ejiao può arrivare a costare oltre 3mila euro.
Non stupisce dunque, che dopo aver falcidiato la popolazione asinina della Cina, le industrie farmaceutiche locali per produrre una quantità sufficiente di ejiao abbiano rivolto la loro attenzione all’Africa, dove la popolazione di somari gode ancora di ottima salute.
La domanda di pelli di somari nella regione è salita in maniera vertiginosa, tanto da indurre nei mesi scorsi Burkina Faso, Niger e Nigeria a bandirne l’esportazione. Tuttavia, dopo il blocco dell’export nei tre Paesi, le associazioni animaliste hanno denunciato che l’allevamento e i macelli illegali di asini in Africa sono aumentati in modo esponenziale.
In Sudafrica, la crescita della domanda di asini ha causato un incremento dei furti e delle crudeltà inflitte a questi animali. Per arginare il fenomeno, Pretoria ha adottato un drastico ridimensionamento degli allevamenti, ma nella “nazione arcobaleno” si registrano numerosi episodi di violenza ai danni degli sfortunati equini. L’ultimo dei quali, risale alla fine di gennaio, quando la polizia ha scoperto un macello illegale nella città di Benoni, nella provincia del Gauteng.
Il rinvenimento è avvenuto dopo che la Società nazionale per la prevenzione della crudeltà verso gli animali (NSPCA) aveva individuato un altro mattatoio per gli asini nella zona di Olifantshoek. In quest’ultimo luogo, sono state riscontrate prove relative agli orrori perpetrati sugli animali, supportate da una documentazione che accerta come gli asini venivano maltrattati, uccisi a randellate e in alcuni casi scuoiati vivi.
Lo sorso novembre, uno dei dirigenti di Highveld Horse Care Unit, Nadia Saunderson, che attraverso il Donkey Project svolge indagini su denunce di crudeltà verso gli asini, ha lanciato l’allarme sulla strage di questi animali nelle comunità rurali africane, paragonandola al bracconaggio finalizzato al commercio di avorio estratto dal corno del rinoceronte.
Le conseguenze di questo enorme business sono state attentamente esaminate nel nuovo rapporto Under the skin. The emerging trade in donkey skins and its implications for donkey welfare and livelihoods, pubblicato la scorsa settimana dal Donkey Sanctuary. Come recita il titolo, lo studio dell’ong ambientalista sudafricana denuncia i potenziali effetti e le relative implicazioni del crescente commercio della pelle d’asino.
La documentata relazione evidenzia il recente sviluppo della cooperazione tra i governi africani e la Cina, che ha contribuito a rendere quest’ultima il primo partner commerciale dell’Africa sub-sahariana e a incrementare in maniera rilevante l’export africano verso il gigante asiatico.
Un presupposto che ha favorito l’esportazione di pelli di asino destinate al mercato cinese per alimentare la produzione di ejiao. Il report di Donkey Sanctuary rileva che praticamente tutti i Paesi africani con significative popolazioni asininehanno registrato un cospicuo aumento della macellazione di somari.
Una pelle di asino può essere venduta tra i 20 e i 500 euro, permettendo a un container pieno di pelli di fruttare oltre mezzo milione di euro, equivalente a circa 7 milioni e 200mila rand sudafricani.
Il commercio dei prodotti derivati dai somari è legale in Namibia, Botswana, Tanzania e Kenya. L’Etiopia è la nazione africana che enumera la più ingente popolazione di asini, stimata sui 7,4 milioni di esemplari. Nel Paese del Corno d’Africa sono stati realizzati due stabilimenti destinati alla macellazione degli asini nelle città Debre Zeit (Bishoftu) e Asela, anche se nessuno dei due impianti è ancora in funzione.
Gli esperti di Donkey Sanctuary ritengono molto probabile che nel lungo termine il commercio della pelle degli asini con la Cina possa creare danni sociali ed economici in Etiopia, dove l’83% della popolazione risiede in un territorio rurale e il trasporto delle materie prime avviene principalmente sulla groppa degli asinelli.
@afrofocus
Negli ultimi tre anni gli asini in Africa sono stati decimati. Lo sterminio dei quadrupedi da soma trae origine dalla crescente domanda cinese della loro pelle, che viene bollita e convertita in gelatina, ingrediente primario nella preparazione di un antichissimo rimedio: l’ejiao (colla corii Asini), che secondo la medicina tradizionale cinese migliora la circolazione del sangue e cura mal di testa, insonnia, vertigini, emorragie, tosse secca, oltre ad avere proprietà anti-invecchiamento.