Gli Usa, dopo il 4 novembre, saranno un nostro partner o un competitor?
Mancano poche ore all’Election Day americano.
Le elezioni in realtà sono iniziate da più di 45 giorni e in alcuni Stati già si stanno contando i voti. Circa 90 milioni di persone hanno già votato, un dato record che fa immaginare un’affluenza alta; alcune stime parlano di 20 milioni di elettori in più rispetto al 2016. Questo rende più difficile la rimonta trumpiana, rispetto a 4 anni fa, perché Donald dovrebbe superare ampiamente la sua base di 60 milioni di elettori.
L’elettorato, 224 milioni di persone (dei quali voteranno 150 milioni), è il più giovane della storia: tre elettori su dieci sono millennials (nati tra l’inizio degli anni ottanta e la metà degli anni novanta), uno su dieci ha meno di 24 anni. Domani si voterà anche per rinnovare la Camera dei rappresentanti (adesso a maggioranza democratica) e un terzo del Senato (in mano ai repubblicani).
Joe Biden è ancora avanti sull’attuale Presidente, anche se il vantaggio, secondo alcuni sondaggi, inizia ad assottigliarsi. Secondo Fox News, il candidato democratico avrebbe perso 2 punti in tre settimane e ora lo scarto sarebbe di 8 punti, 52% delle preferenze di Biden contro il 44% di Trump.
Secondo un sondaggio New York Times/ Siena College, a due giorni dalle elezioni, Biden sarebbe avanti rispetto a Donald Trump in quattro Stati chiave per l’elezione alla Casa Bianca: Arizona (+6), Florida (+3), Pennsylvania (+6) e Wisconsin (+11). Quattro anni fa, Trump prevalse contro Hillary Clinton in tutti e quattro gli Stati, nonostante i sondaggi fossero tutti per la candidata democratica.
La rilevazione del Washington Post-Abc registra invece un testa a testa in Florida, con Trump (50%) addirittura in vantaggio su Biden (48%).
Trump sta puntando sulla Pennsylvania, dove l’ex vice di Barack Obama è in vantaggio, ma dove The Donald appare in risalita: “Se vinciamo qua, è fatta” ha dichiarato. La Pennsylvania garantisce 20 grandi elettori ed è evidentemente uno dei campi di battaglia, se anche l’ex Presidente, Barack Obama, ha scelto Philadelphia per esprimere il suo sostegno al leader democratico.
Joe Biden intanto è andato in Texas (storicamente è un feudo repubblicano) dove è dato per sfavorito ma sembrerebbe in crescita.
Ma cosa c’è in ballo? Moltissimo! Certamente due modelli diversi di società e di posizionamento geopolitico: l’uno più inclusivo, multilateralista, aperto alle energie alternative; l’altro esclusivista, bilateralista, fossile…
Questa scelta non interessa solo i cittadini americani, ma anche noi Europei, perché ci farà capire se ci ritroveremo dall’altra parte dell’Atlantico un partner o un competitor…