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Elezioni Usa: l’importanza del voto latino


36 milioni di latinoamericani potranno votare alle elezioni statunitensi, e il loro voto potrebbe influenzare il risultato in diversi stati chiave. Sebbene storicamente favorevole ai Democratici, il voto latino ha subito cambiamenti significativi negli ultimi decenni. Tuttavia, resta il dubbio sull'affluenza.

Alla vigilia delle elezioni negli Stati Uniti, il peso del voto degli immigrati latinoamericani torna in primo piano, in una competizione che, secondo la maggior parte dei sondaggi, si deciderà per un pugno di voti. Oltre 62 milioni di latinoamericani risiedono negli USA, rappresentando poco meno del 19% della popolazione e il 15% degli aventi diritto al voto. La comunità latinoamericana potrebbe essere determinante in almeno nove stati, tra cui New Mexico, dove costituisce il 45% dell'elettorato, California (33%), Texas (32%), Arizona (25%), Nevada (22%) e Florida (22%), oltre a Colorado, New Jersey e New York. Secondo l'Università della Florida, rispetto al 2020, un milione di latinoamericani si è trasferito in uno degli swing States, decisivi per l'esito finale delle elezioni.

Un elettorato di questa portata, sebbene tradizionalmente favorevole al Partito Democratico, ha mostrato una chiara variazione nelle preferenze di voto negli ultimi anni. La tendenza del voto latino sta cambiando, innanzitutto perché sempre più elettori sono di seconda o terza generazione e tendono a identificarsi come statunitensi piuttosto che con un'identità etnica specifica. Per molti di loro, la scelta elettorale è influenzata più dalla condizione sociale, dal livello di istruzione o dalle aspirazioni che dall'appartenenza comunitaria. "Gli elettori delle minoranze votano molto più lungo le linee di classe economica che non come una razza o un'etnia," afferma Mike Madrid, autore di The Latino Century: How America's Largest Minority Is Transforming Democracy, in un'intervista a Politico. "Il partito che saprà conquistare una classe operaia multietnica sarà dominante nella prossima generazione. I Democratici hanno avuto un vero problema con la classe operaia, poiché il divario tra persone laureate e non ha consolidato gli elettori con istruzione universitaria nelle loro fila. E ciò che è successo quando le persone con un'istruzione universitaria si sono allineate di più al Partito Democratico, e questo è diventato un partito meno diversificato".

Un altro fattore è la crescente diversità interna della comunità latina. Pur rimanendo i messicani la nazionalità migrante più numerosa negli USA, sono aumentate altre comunità, come i portoricani (oltre 6 milioni di votanti, molti concentrati nello stato-chiave del Pennsylvania), e le comunità venezuelane, cubane, honduregne e salvadoregne. Ciascuna di queste tende a dare priorità a questioni diverse: dalla politica sull'immigrazione a quella sui governi autoritari latinoamericani. I precedenti di entrambi i candidati riguardo all'America Latina non sono entusiasmanti. Se Trump ha spesso lanciato dichiarazioni offensive contro i paesi latinoamericani, Kamala Harris, incaricata dal presidente Biden dei rapporti con i paesi centroamericani, è ricordata per la deludente politica di contenimento dell'immigrazione concordata con Messico, Guatemala e Honduras.

Pochi giorni prima del voto, il comico Tony Hinchcliffe ha scatenato polemiche con un intervento durante un comizio a favore di Trump al Madison Square Garden, definendo Porto Rico "un'isola di spazzatura che galleggia sull'oceano". Celebrità portoricane come Bad Bunny, Ricky Martin e Jennifer Lopez hanno risposto esprimendo il proprio sostegno a Kamala Harris. Questo episodio è diventato un "October Surprise", l'evento che a poche settimane da ogni tornata elettorale potrebbe influenzare o addirittura definire l'esito delle elezioni. Tuttavia, a Porto Rico, territorio non incorporato degli Stati Uniti, la situazione appare diversa. Sebbene gli oltre tre milioni di portoricani dell'isola siano cittadini statunitensi, non possono votare alle presidenziali né eleggere membri del Congresso di Washington, che stabilisce le leggi a cui devono sottostare. Due referendum, nel 2012 e nel 2020, hanno mostrato il desiderio della maggioranza di diventare il 51° stato degli USA, ma Washington ha sempre ostacolato o rinviato il processo. Queste frustrazioni, unite a problemi come la corruzione dilagante e la cronica crisi energetica, hanno accresciuto il consenso per il Partito Indipendentista Portoricano, che per la prima volta ha concrete possibilità di eleggere un governatore, Juan Dalmau, nelle elezioni locali che si terranno anch'esse questo martedì.

Negli USA intanto, un'incognita legata al voto latino è l'affluenza. Tra tutti i gruppi etnici, i latinoamericani sono quelli meno propensi a presentarsi alle urne: nel 2020 solo il 54% degli elettori latinoamericani ha votato. L'affluenza è ancora più bassa tra i giovani: solo il 14% dei latini sotto i 30 anni ha votato nelle elezioni del 2022, rispetto al 23% delle presidenziali del 2020. Negli stati che tradizionalmente definiscono le elezioni presidenziali, Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, North Carolina, Pennsylvania, e Wisconsin, il 56% dei latini registratisi per votare lo ha fatto come votante del Partito Democratico. Esiste però una storica differenza tra chi si registra e chi poi si presenta effettivamente ai seggi: nel 2020 il 62% dei votanti latinoamericani si registró ma solo il 54% votò. Secondo la maggior parte dei sondaggi, più del 52% quest'anno lo farà a favore di Kamala Harris.

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