Emissioni: verso una nuova democrazia e trasparenza
La Sec ha respinto le richieste di due grandi gruppi petroliferi che intendevano evitare mozioni che gli avrebbero imposto di presentare in dettaglio i loro piani per ridurre le emissioni
La Sec ha respinto le richieste di due grandi gruppi petroliferi che intendevano evitare mozioni che gli avrebbero imposto di presentare in dettaglio i loro piani per ridurre le emissioni
Chi decide le strategie di una grande impresa quotata in Borsa? E chi discute quelle scelte? Naturalmente i manager, i consigli d’amministrazione e, poi, le assemblee degli investitori. Già, ma chi li rappresenta e come? Con l’avanzare di questioni etiche, ma anche di temi enormi come la necessità di ridurre leemissioni, si tratta di domande che è utile porsi. Per certo le figure messe alla testa delle istituzioni di controllo delle attività della finanza da parte dell’amministrazione Biden il problema se lo pongono. Proprio in questi giorni, infatti, hanno respinto l’ipotesi di due grandi gruppi petroliferi che avevano comunicato di non intendere discutere nell’assemblea degli azionisti due mozioni presentate da un gruppo di advocacy che raccoglie piccoli investitori per ottenere la parola nelle assemblee annuali e poter contribuire a cambiare le politiche delle imprese.
La Security and Exchange Commission ha infatti negato le richieste di ConocoPhillips e Occidental Petroleum che intendevano non discutere le mozioni che imponevano loro di presentare piani dettagliati su come tagliare le loro cosiddette emissioni derivanti dalla combustione dei loro prodotti. Le imprese avevano sostenuto che le mozioni entravano troppo nel dettaglio del processo produttivo (micro management), e fino al 20 gennaio scorso questo era un argomento valido per non discuterle. La mozione veniva da Follow This un gruppo fondato nel 2012 dall’olandese Mark van Baal, che storicamente ha comprato azioni e presentato mozioni all’assemblea della Shell, compagnia anglo-olandese. Sebbene siano sempre state bocciate, negli anni le mozioni presentate dal gruppo hanno raccolto un numero crescente di voti e più di seimila persone hanno seguito l’appello della non-profit olandese.
Uno dei punti di questo tipo di advocacy in fondo è proprio quello di far votare, far decidere gli azionisti e i grandi fondi che siedono nelle assemblee e parlano per migliaia di persone che non consultano sugli indirizzi da prendere. Le decisioni, ad esempio in materia di emissioni o di rispetto dei diritti del lavoro, divengono pubbliche e nessuno potrà dire di non averle prese. L’idea delle autorità federali è proprio quella di favorire e incentivare la trasparenza e la democrazia nelle assemblee degli azionisti. In fondo il 50% degli americani, perché un investitore diretto oppure per via della previdenza integrativa individuale o aperta dal suo datore di lavoro o sindacato.
Le nuove nomine a Washington
Nelle scorse settimane e sapendo che con le nuove nomine il clima a Washington è cambiato, diversi gruppi americani che fanno lo stesso tipo di lavoro di Follow This avevano scritto alle nuove autorità chiedendo di cambiare le regole che avevano ampliato a dismisura l’interpretazione di cosa sia micro management potendo così rifiutare di discuterle e votarle. Questo tipo di azione mette anche pressione sui gestori dei fondi, che pure, vengono spesso criticati per non avanzare richieste o favorire la messa da parte di mozioni. Negli anni dell’amministrazione Trump il numero di questo tipo di mozioni discusse nelle assemblee degli investitori è infatti diminuito.
La squadra che Biden ha nominato ma che non è stata ancora confermata dal Senato alle autorità finanziarie sarà cruciale per questo e molti altre questioni ed è notoriamente esperta. E in Senato ci sono almeno un paio di voci forti che insistono sulle regole per la finanza – Elizabeth Warren e Sherrod Brown. Le scelte di queste settimane – un’altra riguarda Exxon – sono però state fatte dalla Presidente pro tempore della Sec, Allison Herren Lee, che in un discorso di qualche settimana fa aveva spiegato come la base di azionisti crescente e le preoccupazioni degli investitori millennial segnalino come occorrano nuove regole. La prima cosa che ha fatto è, appunto, consentire alle assemblee di ConocoPhillips e Occidental Petroleum di discutere mozioni sulle emissioni di quelle due compagnie.
Il tema della Environmental, Social, and Corporate Governance potrebbe dunque divenire centrale. Per le questioni che impattano le grandi compagnie di idrocarburi ma anche, ad esempio, per i gruppi che fanno donazioni politiche negli Stati Uniti: in molti in questi anni hanno smesso di comprare pubblicità o donare a certi candidati a causa di campagne o interventi in assemblee degli azionisti che segnalavano una condotta discutibile – ad esempio donazioni a candidati trumpiani impresentabili o sostegno a governatori che in queste settimane stanno adottando leggi che ridimensionano il diritto di voto nei loro Stati. A premere nelle assemblee non ci sono solo i piccoli gruppi e le Ong, le banche, a loro volta, hanno investitori e fondi che vendono come responsabili ed ecologici e devono in qualche modo intervenire. Nei mesi scorsi BNP-Paribas ha presentato una mozione all’assemblea Exxon nella quale si chiedeva trasparenza sulle attività di lobby, e BlackRock, più grande società di investimento del Pianeta, ha votato a favore.
La Sec ha respinto le richieste di due grandi gruppi petroliferi che intendevano evitare mozioni che gli avrebbero imposto di presentare in dettaglio i loro piani per ridurre le emissioni
Chi decide le strategie di una grande impresa quotata in Borsa? E chi discute quelle scelte? Naturalmente i manager, i consigli d’amministrazione e, poi, le assemblee degli investitori. Già, ma chi li rappresenta e come? Con l’avanzare di questioni etiche, ma anche di temi enormi come la necessità di ridurre leemissioni, si tratta di domande che è utile porsi. Per certo le figure messe alla testa delle istituzioni di controllo delle attività della finanza da parte dell’amministrazione Biden il problema se lo pongono. Proprio in questi giorni, infatti, hanno respinto l’ipotesi di due grandi gruppi petroliferi che avevano comunicato di non intendere discutere nell’assemblea degli azionisti due mozioni presentate da un gruppo di advocacy che raccoglie piccoli investitori per ottenere la parola nelle assemblee annuali e poter contribuire a cambiare le politiche delle imprese.
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