Il fumetto iraniano tra tradizione poetica e denuncia intellettuale.
“Le penne che non scrivono di valori islamici vanno spezzate”, sosteneva Khomeini. Sono passati 20 anni dalla morte dell’ayatollah, ma la lista degli artisti e degli intellettuali che fuggono dall’Iran – per evitare un arresto o per prevenire l’Ershad, il ministero della Cultura e della Guida islamiche, che tutto controlla e censura – è ancora oggi lunghissima .
La diaspora di intellettuali include anche disegnatori e fumettisti, che dal successo di Marjane Satrapi in poi, sono fra le voci iraniane più lette nel resto del mondo. La fama di Satrapi è legata soprattutto alla graphic novel Persepolis, uscita in 4 volumi tra il 2000 e il 2003, in cui si racconta la vita dell’autrice dall’infanzia fino ai 25 anni, quando Marjane si trasferisce definitivamente in Europa. 20 anni di storia visti attraverso gli occhi di una ragazzina iraniana che nel suo viaggio verso l’età adulta racconta con umorismo le vicende della propria famiglia e del proprio paese, dall’insurrezione contro lo Shah al governo degli ayatollah.
Duro e leggero insieme, Persepolis è l’esplosione dell’immaginario libero contro ogni fondamentalismo.
L’incredibile successo editoriale apre le porte del mercato mondiale ad altri disegnatori e fumettisti iraniani. La graphic novel Una metamorfosi iraniana è la storia vera di Mana Neyestani, incarcerato in Iran a causa di un suo disegno. “Tutto è cominciato con uno scarafaggio”, spiega l’autore.
Nel 2006 Mana lavora per un giornale di Teheran, dal momento che disegna fumetti per ragazzi si sente al sicuro rispetto alla censura che colpisce tutti i giornali riformisti. Mana disegna uno scarafaggio e nel balloon inserisce una parola in lingua azera. Gli Azeri, popolazione di origine turca che vive nel nord dell’Iran, sono da lungo tempo oggetto di discriminazioni. Il disegno di Mana è il pretesto per scatenare una sommossa contro chi “li paragona a scarafaggi”. Neyestani prova a difendersi, spiegando che non aveva intenzione di offendere nessuno usando quella parola azera ormai di uso colloquiale. La reazione della polizia iraniana alla sommossa è violenta: 19 morti. A questo punto il regime di Teheran ha bisogno di un capro espiatorio: sarà Mana.
La situazione kafkiana evocata dal titolo del fumetto prende forma: un viaggio infernale nel sistema penitenziario iraniano. Mana non è accusato di alcun reato, ma viene imprigionato per tre mesi nel carcere di Evin, tristemente noto per le detenzioni e le torture dei dissidenti politici.
Una Metamorfosi iraniana è il racconto drammatico ma anche ironico di questi tre mesi: l’incertezza quotidiana, la paura dei servizi segreti, la minaccia delle torture, ma anche la resistenza del protagonista che pagina dopo pagina scopre di essere finito in un ingranaggio che si autoalimenta e dal quale sembra impossibile uscire. Lo stile asciutto del racconto è arricchito dalla vocazione da caricaturista di Neyestani che deforma i personaggi in una galleria iperrealista piena di burocrati grassi, criminali improbabili, disegnatori gentili e trafficanti viscidi. Finché le maglie della burocrazia carceraria si allentano e Mana ottiene la libertà provvisoria. L’unica via di uscita è scappare.
Kafkiana è anche la fuga con la moglie prima a Dubai poi in Malesia e Cina, un pellegrinaggio tra ambasciate e organizzazioni internazionali (che non fanno una bella figura) alla ricerca di un visto per l’Europa. Il racconto diventa serrato, manca il tempo, i soldi, i passaporti falsi rischiano di essere scoperti a ogni controllo in aeroporto. Alla fine arriverà il sì della Francia e finalmente il visto per l’Europa.
L’Iran è oggi un paese sospeso fra passato e presente, l’euforia che ha caratterizzato il primo anno di governo di Hassan Rohani ha ceduto il passo allo scetticismo.
Mana Neyestani che oggi vive in Francia e lavora come disegnatore per diverse riviste internazionali, in una vignetta ha disegnato Rohani che impugna una chiave, il simbolo della sua campagna elettorale; solo che la porta da aprire è bloccata da una combinazione e la chiave non basta.
Il fumetto iraniano tra tradizione poetica e denuncia intellettuale.