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Expo 2030: la grande occasione


Energia, cambiamenti climatici, migrazioni: una piattaforma di dibattito per i Paesi sulle soluzioni alle grandi sfide globali

Che cosa è Expo? Perché sarebbe una grande occasione per Roma e per l'Italia? Perché la comunità internazionale avrebbe interesse a riunirsi a Roma e non a Riad? Credo che i nostri lettori non abbiano risposte certe a queste domande. Eccole dunque!

Prima domanda. Le Esposizioni universali sono state per decenni un'occasione offerta al paese ospitante di mostrare la propria tecnologia e creatività al mondo intero: la Tour Effeil ne è l'esempio più evidente e famoso. È forse per questo motivo che molti paesi anglosassoni sono stati a lungo fuori dall'Organizzazione che ne gestisce la realizzazione (il Bureau International des Expositions): gli stessi Stati Uniti sono rientrati solo nel 2017 e non sono ancora membri grandi paesi come Canada, India e Australia. Ma oggi Expo si è trasformata. Non è più una Fiera delle Meraviglie, bensì costituisce una piattaforma di dibattito, nella quale per sei mesi, ma ormai per anni (i sette della preparazione dell'evento), i paesi si confrontano su soluzioni alle grandi sfide globali: energia, cambiamenti climatici, migrazioni. Dunque, preparazione dell'agenda e realizzazione degli incontri influenzano il dibattito e le policy.

Seconda domanda. Roma si era aggiudicata già l'Expo del 1942, poi cancellata dalla Guerra. Ma sopravvive il quartiere dell'EUR (Esposizione Universale Roma), monumento all'occasione persa. Abbiamo dunque un credito con la storia. Ma abbiamo forse anche un dovere con la comunità internazionale: perché mai noi Europei, democrazie occidentali, dovremmo lasciare al Golfo la responsabilità di gestire l'agenda di un evento che influenzerà la vita e le politiche di mezzo mondo? Qui non si tratta di organizzare i campionati del mondo di calcio (e comunque anche per questi eventi, il rispetto di minimi criteri di inclusione si è rivelato non marginale, come ci ha insegnato il recente caso del Qatar), ma di ospitare 180 paesi a esporre soluzioni innovative già sperimentate, che spesso danno vita a processi imitativi virtuosi. Dunque la storia, la cultura e la creatività di un paese come l'Italia possono risultare decisive per garantire il successo della manifestazione.

Terza domanda. I delegati dei paesi membri del Bureau preferiranno Roma a Riad, perché Roma significa un sistema paese basato sulla libertà di espressione, sui diritti delle minoranze, sulla parità di genere, sul diritto di cronaca. Ma anche perché l'Italia è il paese delle eccellenze in mille settori diversi, dalla moda all'alimentazione, dalle macchine utensili all'arredo. Perché attivare un parteniarato con l'Italia significa assorbire le nostre competenze in mille settori e non in uno solo. Scegliere Roma significa anche non dare un valore assoluto ai soldi.

C'è ancora un'altra ragione per la quale un paese europeo, africano o latinoamericano preferirà Roma alle altre candidate: perché noi stiamo già lavorando su cosa resterà dopo. Una città della scienza che non nascerà dal nulla, ma si insedierà su un polo già arricchito dalla presenza di una grande Università come Tor Vergata e da un Ospedale di grande fama. Abbiamo chiesto a tutti i paesi che ci sosterranno di costruire i loro padiglioni già pensando al loro riutilizzo, per ospitare giovani start-upper provenienti dalle loro città, dalle loro regioni, che vogliano insediarsi in una terra che riunirà la potenza della storia millenaria con una infrastruttura digitale e organizzativa da terzo millennio, in un ambiente ecosostenibile. Costruiremo infatti la più grande centrale solare urbana "carbon neutral", capace, dopo l'Expo, di rifornire di energia 45mila residenti nel settore sud-est della capitale.

Una Expo ha successo se attira persone di qualità in numero consistente: rispetto alla concorrenza, Roma non avrà il problema di ospitare un turismo di qualità, per definizione attratto dall'archeologia classica. Avremo l'unico problema di condurre i 30 milioni di visitatori che ci aspettiamo dal centro della città a Tor Vergata. E lo faremo in mille modi diversi, anche se il più evocativo e inimitabile resta il percorso di 12 km che ristruttureremo per consentire alla mobilità dolce di farci raggiungere il sito espositivo dal Colosseo, attraverso i più belli - anche se incredibilmente poco conosciuti - parchi archeologici romani.

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