Sul caso Fakhrizadeh, il Parlamento iraniano propone la fine dei controlli AIEA nei siti nucleari. Tel Aviv accusata da più parti della morte dello scienziato
Sul caso Fakhrizadeh, il Parlamento iraniano propone la fine dei controlli AIEA nei siti nucleari. Tel Aviv accusata da più parti della morte dello scienziato
L’assassinio dello scienziato Mohsen Fakhrizadeh potrebbe rappresentare la pietra tombale per l’accordo sul nucleare iraniano (JCPoA) firmato nel 2015 e, soprattutto, aumenta i rischi di un conflitto diretto tra Israele e Iran. Tel Aviv è accusata da più parti della responsabilità della morte di Fakhrizadeh, con la prova dell’intervento israeliano che sarebbe stata trovata sul luogo dell’accaduto.
I sospetti contro Israele
Alcune fonti dell’emittente statale iraniana Press Tvhanno rivelato che ad Absard, località nella quale Fakhrizadeh ha trovato la morte, sono stati rinvenuti pezzi di fabbricazione israeliana. I sospetti contro Israele sono immediatamente sorti tra i membri della nomenclatura della Repubblica Islamica sia perché lo Stato Ebraico è considerato il fautore di una serie di omicidi di scienziati iraniani negli anni passati, sia perché lo stesso Primo Ministro Benjamin Netanyahu, nel corso di una conferenza stampa, citò il fisico deceduto nell’attentato del 27 novembre affermando: “Non scordate il suo nome”.
Israele, che non ha commentato l’accaduto, avrebbe compiuto l’attentato utilizzando una strumentazione controllata a distanza. Ali Shamkhani, Segretario del Consiglio Supremo di Sicurezza, ha affermato al termine del funerale dello scienziato che “l’operazione è stata molto complicata. I nemici hanno utilizzato un nuovo, professionale e specializzato modo per raggiungere il loro scopo”. Il Ministro della Difesa di Teheran, il Generale Amir Hatami, ha annunciato che “i crimini non resteranno senza una risposta”.
Chi ci guadagna dall’escalation
Se confermate le accuse contro Tel Aviv, quella israeliana sarebbe una mossa a effetto e dall’indiscusso successo militare. D’altro canto, la visione prospettica non è delle più rosee: una risposta dell’esercito iraniano andrebbe ad aprire scenari dall’esito drammatico. La situazione politica interna in Israele vede Netanyahu in crisi nei sondaggi e nei rapporti con il partner di Governo Benny Gantz, motivo per il quale l’attacco del 27 novembre è letto anche in chiave locale.
Sul fronte iraniano, Hassan Rouhani – Presidente dal 2013, dell’area centrista ma appoggiato dai riformisti -, è in scadenza di mandato e pressato dall’ala interventista per una risposta militare immediata. Negli Stati Uniti, Donald Trump lascerà la Casa Bianca al democratico Joe Biden, che nel solco delle politiche obamiane ha l’intenzione di riaprire una finestra di dialogo con Teheran.
Difficile pensare che l’attuale Presidente Usa non abbia giocato un ruolo, dando il beneplacito agli israeliani per l’uccisione dello scienziato. In questo modo, in caso di risposta determinata dell’Iran contro Israele, il Commander-in-Chief lascerebbe al suo successore pochi margini di manovra per speranze di apertura verso Teheran, con la fine dei rapporti con la nazione mediorientale obiettivo di Trump sin da suo insediamento nel 2017.
La fine del JCPoA?
Il Majilis, l’Assemblea parlamentare iraniana, ha votato con 232 vori favorevoli su 246 rappresentanti presenti un piano strategico d’azione che, come dichiarato dal Presidente Mohammad Bagher Ghalibaf, “rafforzerà le capacità nucleari” del Paese. L’atto potrebbe rappresentare la fine del Joint Comprehensive Plan of Action, che ha visto la comunità internazionale stringersi attorno a un accordo che ha riportato Teheran sul palcoscenico della diplomazia e permesso alla Repubblica Islamica l’avvio di una serie di accordi commerciali, naufragati con l’abbandono degli Usa nel 2018.
L’Iran, che secondo l’Aiea — l’Agenzia per l’energia atomica delle Nazioni Unite — ha rispettato fino a due anni fa i limitativi imposti dal JCPoA, ha implementato la produzione nelle centrali nucleari, comunque permettendo agli ispettori Onu i controlli previsti. Ma col voto al Majilis questi verranno meno: infatti, il Parlamento ha chiesto che vengano bloccate le ispezioni dei tecnici Aiea, atto che in sostanza chiuderà il capitolo che più positivamente ha segnato i recenti accordi internazionali dell’Iran col resto del mondo.
L’assassinio dello scienziato Mohsen Fakhrizadeh potrebbe rappresentare la pietra tombale per l’accordo sul nucleare iraniano (JCPoA) firmato nel 2015 e, soprattutto, aumenta i rischi di un conflitto diretto tra Israele e Iran. Tel Aviv è accusata da più parti della responsabilità della morte di Fakhrizadeh, con la prova dell’intervento israeliano che sarebbe stata trovata sul luogo dell’accaduto.
I sospetti contro Israele
Alcune fonti dell’emittente statale iraniana Press Tvhanno rivelato che ad Absard, località nella quale Fakhrizadeh ha trovato la morte, sono stati rinvenuti pezzi di fabbricazione israeliana. I sospetti contro Israele sono immediatamente sorti tra i membri della nomenclatura della Repubblica Islamica sia perché lo Stato Ebraico è considerato il fautore di una serie di omicidi di scienziati iraniani negli anni passati, sia perché lo stesso Primo Ministro Benjamin Netanyahu, nel corso di una conferenza stampa, citò il fisico deceduto nell’attentato del 27 novembre affermando: “Non scordate il suo nome”.
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